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MADDALONI- L’ossessione delle carte bollate, Carte alla mano ha invitato tutti (consiglieri regionali, ex sindaci, politici, ecc.) ad un dibattito pubblico documentato sul perché il Villaggio dei Ragazzi è sull’orlo del baratro.
Ha ricevuto risposte? Ma la sua è una deformazione professionale o altro?
Guardi la «questione Villaggio dei Ragazzi» è una tragicommedia: tragedia perché sono stati bruciati soldi pubblici (24 milioni di euro, come tutti sanno e sapevano pur preferendo tacere) ma è pure commedia perché negli ultimi 15 anni, e con metodica applicazione negli ultimi tre, si è fatto di tutto per dissimulare, svilire, minimizzare e soprattutto negare che si era seduti su una voragine finanziaria. Ed io ho un cruccio: mettere fine alla fiera delle dichiarazioni di circostanza, delle buone intenzioni, dei buoni mediatori, della pacche sulle spalle, delle promesse infondate che non possono avere un fondamento. Tutti si cimentano nei buoi propositi, tutti promettono vie d’uscita ma nessuno entra nel merito. E il merito, visto lo stato avanzato di crisi, è tutto nelle cosiddette carte bollate (approdate presso la Procura della Repubblica e la sezione fallimentare del Tribunale) che nessuno vuole leggere e soprattutto commentare. Da qui nasce il mio compito: mettere le carte in piazza. Al momento nessuno ha accettato l’invito ad un confronto pubblico sui fatti documentati.
Ci fa capire qualcosa: mettiamo un po’ di ordine cronologico?
Dico subito che esiste un prima e dopo: lo spartiacque in tutta questa vicenda è stato posto il 31 dicembre 2014. Alle ore 11, il sottoscritto (in qualità di primo firmatario) insieme ad un gruppo di amici (che possono testimoniare) nelle mani del maresciallo Montella e quindi del capitano  Puca presso la stazione dei Carabinieri, abbiamo presentato una denuncia dettagliata sulla gestione finanziaria, dei servizi e amministrativa della fondazione dalla morte del fondatore.
E cosa è successo?
Da allora sull’intera vicenda è stata aperta una indagine. Il fascicolo è ancora aperto presso la Procura della Repubblica. C’è un prima e un dopo perché, solo per iniziativa di alcuni cittadini (costituitosi davvero in “Comitato pro Villaggio” per vederci chiaro e non per fare le anime belle che si dolgono il petto al cospetto del moribondo) si è avuto il coraggio di chiedere di fare luce sulla gestione affidata alla Congregazione dei Legionari di Cristo. Oggi, come allora, invito tutti quelli che sanno o che si lamentano di andare in Procura e dare un contributo alle indagini.
E come fu accolta l’iniziativa?
Siamo stati derisi, accusati di «essere nemici del Villaggio», di «osteggiare le imminenti e definitive soluzioni alla crisi che sarebbero state messe in campo entro poche settimane». Ricordo che, da allora, sono passati 33 mesi. Ma conservo gelosamente i comunicati stampa, i commenti su facebook e gli articoli di giornali dove consiglieri comunali, i soliti politici in vena di proclami miracolosi e sindacati ci accusavano di essere «nemici del Villaggio». Nemici perché si metteva in discussione la scelta di voler abbandonare le funzione dell’ex Ipab, di voler cancellare le volontà testamentarie del fondatore.
Insomma, chiedere trasparenza significava compiere atti ostili?
Purtroppo si. E’ tutto documentato ecco perché chiedo un confronto carte alle mano a tutto campo: dai bilanci, agli atti amministrativi alla gestione dell’ente per il quale è stato chiesto il fallimento. E sorrido quando, dopo tanto tempo, qualcuno dice di avere imboccato la via della piena legalità. Dimenticavo: abbiamo presentato tre esposti all’Anac su altrettanti atti amministrativi del Villaggio. E prima ancora, già nel 2014 dopo la trasformazione giuridica, abbiamo contestato la legittimità della scelta imposta dai Legionari di archiviare l’ex Ipab di don Salvatore.
Ripeto: quale fu la reazione?
Di avversione totale. Nemmeno il sindaco di Maddaloni, gli ex sindaci (con annessi membri nel Cda rappresentanti del Comune, salvo qualche eccezione) hanno battutto ciglio al cospetto di una simile mutazione genetica della mission del Villaggio. Tutti schierati a spada tratta con i Legionari.
Ma queste sono le carte e i fatti del passato…
Nel ricostruire il passato recente del Villaggio c’è da rabbrividire. Una cosa su tutte: da quando la «riforma Turco delle ex Ipab» è stata avviata è cominciato un lungo e tormentato percorso su cosa dovesse diventare il Villaggio. Addirittura nel maggio 2005, l’ex sindaco Franco Lombardi organizzò un convegno sulla trasformazione dell’ex Ipab. Ebbene da allora fino al 2014, nulla è stato fatto affinché la fondazione si allineasse o conformasse alle nuove direttive del welfare nazionale. Alla fine, altro che welfare: si è puntato sulle scuole a pagamento. Nessuna ristrutturazione delle camerate, nessun adeguamento alberghiero promesso, nessuna acquisizione delle indicazioni della legge Turco o progetti finanziabili con la legge 328.
Queste sono sempre le questioni irrisolte del passato..
Quindici anni fa, come oggi, l’interrogativo è sempre lo stesso: cosa è il Villaggio? Allora visto che nessuno vuole vedere e soprattutto vuol ricordare mi affido alla carte e commenterò, rigo dopo rigo, quello che è diventata l’ex Ipab. Non secondo Franco D’Angelo ma secondo Gianpiero Scoppa presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Non più quello che penso io, ma quanto certifica la magistratura. Ecco perché dobbiamo partire dalle carte. Da oggi in poi, non farò più commenti ma solleverò solo interrogativi certificati. I maddalonesi devono sapere, essere documentati per capre cosa sta succedendo. Perché sovrabbondano proclami, inviti al salvataggio, santini del fondatore (rinnegato nelle sue volontà testamentarie). Ma nessuno informa su quello che sta realmente accadendo. Sparare sulla Regione, che ha sempre finanziato il Villaggio, è facile; è comodo ed è autoassolutorio.
Tipo?
Mi interrogo su perché, dopo oltre un decennio di dibattito sulla trasformazione dell’ex Ipab, alla fine si sia scelta sempre e solo la linea dei Legionari. E nessuno abbia mai sollevato (sindaci, consiglieri comunali, sindacati, ex allievi ecc.) obiezioni o rilievi o perplessità o qualsivoglia richiesta di chiarimento, fatta eccezione dei «nemici del Villaggio» contrapposti all’affollata platea degli «amici dei Legionari». Perché, anche i sindaci indicati dal fondatore come di fatto i destinatari ultimi e gestori  di un eventuale stato di insolvenza (come da testamento pubblico), hanno ostato sollevare perplessità sull’atto notarile del 4 aprile 2014 con l’ex Ipab è stata non trasformata (secondo i dettami della riforma Turco) ma dismessa. Mi interrogo poi perché non si è mai voluta abbandonare la linea dei Legionari che auspicavano la procedura di sovraindebitamento che oggi sembra destinata all’insuccesso. Si sono persi tre anni. E ora qualcuno degli «amici dei Legionari» fa il salto delle quaglia  e invoca il ritorno alla vocazione originaria. E non solo.
Ma degli interrogativi documentati, rimasti senza risposta, ne parleremo in seguito. Sempre carte alla mano.

bocchetti