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Ipotizzata una ricandidatura del comune in qualità di gestore dell’intero patrimonio. Del Monaco: “Là dove ha perso la criminalità deve vincere la società civile

MADDALONI- C’è un patrimonio immobiliare, confiscato alla criminalità organizzata, da riutilizzare e riqualificare ma la città non ne parla, preferisce non parlare e soprattutto non risponde. Quando bisogna dare una risposta concreata per la legalità il territorio, che tutto vede e di tutto si lamenta, misteriosamente tace. L’offerta immobiliare è notevole: è in ballo l’acquisizione a titolo gratuito di immobili, per un valore di almeno 900 mila euro. facciamo il punto su questo flop preoccupante con l’on. Antonio Del Monaco (M5S) della commissione bicamerale sugli ecoreati.

La legalità, sotto forma di rilancio di servizi socialmente utili, chiama e la città non risponde. Deluso?

Al momento sarebbero solo due le candidature, rese pubbliche, per l’affidamento di cinque locali ampi, ubicati in via Napoli, e tre sul centralissimo Corso I Ottobre (aventi tipologia negozio-bottega). Il rischio concreto è che un patrimonio cospicuo vada sprecato.

In un primo momento, persino il comune aveva declinato l’invito alla presa di possesso formulato dall’Agenzia dei beni confiscati (Anbsc) e come disposto dal codice antimafia.  Una situazione paradossale?

Sebbene la sopravvivenza operativa delle organizzazioni non profit del terzo settore dipenda dall’acquisizione di sedi adatte, le candidature sono esigue e la grande attesa è scossa pure da esclusioni eccellenti.

Una domanda è stata rigettata?

Si purtroppo la richiesta della Croce Rossa sarebbe stata rigettata perché presentata in ritardo. Resta in lizza un altro sodalizio, specializzato nella lotta agli sprechi alimentari e nell’emporio della solidarietà. Speriamo che questa candidatura vada a buon fine. Con la mancata assegnazione è a rischio la mancata realizzazione di progetti socialmente qualificanti.

L’idea è che dove la criminalità ha perso deve vincere la società civile. Ma così c’è tanta strada da fare?

In caso di mancata assegnazione, sia il comune a farsi carico del patrimonio immobiliare, sequestrato e confiscato, per poi utilizzarlo in servizi di pubblica utilità in collaborazione con il mondo del volontariato. Così, si ritorna al punto di partenza. Dopo il rifiuto del comune, tecnicamente, si è passati al bando per l’«assegnazione diretta a titolo gratuito di beni confiscati a soggetti del Terzo settore», affinché siano destinati a finalità sociali. E ora, il comune deve ritornare prepotentemente in gioco, a pochi giorni dalla scadenza delle assegnazioni.

Al di là dell’esito del bando, un dato oggettivo emerge chiaro: questo argomento non suscita la mobilitazione di nessuno. Si discute di buche, erbacce, disservizi ma non di riscatto sociale. E’ sorpreso?

Non sono sorpreso. La mobilitazione per la dignità, il riscatto sociale, la legalità praticata e non solo predicata, la riappropriazione del territorio è un percorso da fare e una processo da portare a maturazione. A Maddaloni, come altrove, sono convinto che l’ente locale e le associazioni del privato sociale possano imporre una svolta conciliando il riuso dei beni confiscati con il raggiungimento di specifici obiettivi sociali.

E’ alla fine ottimista?

La criminalità va combattuta senza proclami ma con azioni concrete. O si è di quà o si è di là. Bisogna fare una scelta di campo. Tutto il resto sono chiacchiere. E chi non sceglie se ne assumerà tutte le responsabilità.

Redazione