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Il14 Agosto, ho fatto visita al penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, per conoscere la nuova direzione, per visitare i reparti, entrare nelle celle…e constatare purtroppo quanto ancora c’è da fare. Ancora. Da anni.
Una casa circondariale nata su un terreno stagnante, con annesse problematiche di potabilità dell’acqua che persistono tutt’oggi.Una casa circondariale sorta di fronte ad uno Stir che sprigiona aria malsana.Una casa circondariale in cui detenuti e agenti vivono e convivono in condizioni troppo spesso inadeguate e ben lontane dall’articolo 27 della Costituzione Italiana: la dignità umana,  diritto di tutti, dove sta?
Ho sempre ribadito che la civiltà di un Paese si percepisce anche dalla condizione delle carceri. Il reparto femminile, ad esempio, lamenta la presenza di un presidio medico in loco per le emergenze che certo non mancano e sono di diversa natura. L’acqua potabile, tasto dolentissimo…una necessità, qualcosa di indispensabile, fondamentale soprattutto nell’ultimo biennio con l’emergenza sanitaria attuale. Ebbene l’acqua, annosa questione, tra le mura di questo carcere sembra ancora essere un miraggio lontano. Com’è possibile? Anni fa mi fu garantito che la situazione sarebbe stata risolta nel giro di pochissimi mesi. Anni fa…
In questo carcere ci sono molteplici fattori da considerare prima di puntare il dito contro detenuti o contro la polizia penitenziaria. Lo stato psichico è messo a dura prova: basti pensare che un detenuto ha dato fuoco alla propria cella rischiando la vita sua e degli agenti che lo hanno soccorso, domando le fiamme prima dell’arrivo dei vigili del fuoco. Ho visto quella cella ed è impressionante.
Basta. Condizioni del genere non sono accettabili, nè in libertà, nè dietro le sbarre. Qualcuno dovrebbe ricordarlo ed agire in fretta.

di Antonio Del Monaco* Deputato del Movimento Cinque Stelle

Redazione