00 3 min 7 anni


MADDALONI- E se si scrivesse Andrea De Filippo e politicamente si leggesse «Carlo Marino»? E se, tra una faida e l’altra, sotto sotto stanno cambiando gli scenari della politica cittadina che, in perenne e certificata di crisi di stabilità, sceglie di importare il «modello Caserta» per dare un governo duraturo alla città? Con troppe ipotesi non si fa politica, ma con troppe faide nemmeno. Lo insegna il Pd locale che da un anno e mezzo è alle prese con «guerre tribali interne» che hanno prodotto: prima il commissariamento; poi le sofferte Primarie di coalizione con bacio finale (tra i competitori) rinnegato 24 ore dopo; poi una scissione finta (con breve flirt con il giudice Di Nuzzo) e una riunificazione altrettanto farlocca;  primo turno alle amministrative perso per un soffio e successivo sbrago politico-elettorale al ballottaggio. E nel crescendo entusiasmante è arrivato il congresso straordinario con un solo candidato e con l’altra parte dei Dem ritiratosi, in aperta contestazione, sull’«Aventino dell’autospensione». Quale altro partito può vantare un così alto tasso di disunità interna, litigiosità e rissa con accenti personali? Forse i primi ad essere sorpresi ed amareggiati sono proprio i sostenitori locali del Pd. In questo clima di frantumazione e di «muro contro muro», Andrea De Filippo costruisce ponti, amplia gli scenari, allarga gli  orizzonti. Con passo felpato, l’«ex sindaco temporeggiatore» ha assestato un altro colpo. Il suo discorso, al cospetto dell’assemblea del Pd, è stato tutto un programma. Ha citato il De Gasperi capace di entusiasmare l’assemblea a lui ostile della conferenza di pace di Parigi; ha ricordato Elio Rosati e le sue capacità di leadership territoriale; ha spiegato che «pur mantenendo le diversità e le distanze è, visto le difficoltà in cui versa la città, necessario andare oltre i vecchi schemi della politica non più capaci di fornire risposte risolutive». Alla fine, De Filippo punta a rovesciare la frittata della politica maddalonese. Un po’ come De Gasperi. Anche lui rovesciò la frittata suscitando applausi e consensi in un’assemblea a lui ostile. Forse anche De Filippo punta a suscitare entusiasmi e consensi anche nel Pd disorientato. Sembra che si ponga e proponga non solo come federatore di forze civiche (che è la missione fondativa di Maddaloni nel Cuore) ma anche come pontiere tra i diversi tronconi di partito disorientati. Da qui, il «modello Caserta» che al momento è solo una suggestione ma che potrebbe portare alla convergenza di pezzi significativi dei Dem, del centro moderato e di liste civiche. Il cantiere è aperto.

bocchetti