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La nostra regione continua a non avere una governance autorevole del ciclo integrato dei rifiuti e ancora non si procede alla realizzazione di impianti industriali di trattamento della frazione organica con compostaggio, digestione anaerobica e produzione di biometano. E la raccolta differenziata non decolla: negli ultimi 5 anni ha visto una crescita di poco più di 2,5 punti percentuali e nel 2020, anno della pandemia, arriva appena a toccare il 54% con un misero incremento di 1,4 punti rispetto allo scorso anno. È quanto emerge dal Dossier Comuni Ricicloni 2021, la fotografia della Campania che ricicla scattata da Legambiente Campania. Sono 105 (erano 107 lo scorso anno) i Comuni dove la raccolta differenziata funziona correttamente e, soprattutto, dove ogni cittadino produce, al massimo, 75 Kg di secco residuo all’anno, ovvero di rifiuti indifferenziati avviati allo smaltimento. E tra questi Comuni campani ricicloni- come avevamo già denunciato qualche giorno addietro– non c’è ovviamente il comune di Mondragone, tuttora fermo ad appena il 46.6% di raccolta differenziata (distante anche dalla media regionale):https://www.ntr24.tv/wp-content/uploads/2021/12/Dossier-Comuni-Ricicloni-2021_sito-2.pdf. Pacifico e tutti coloro che si sono occupati di rifiuti (e alcuni di essi sono recidivi) hanno miseramente fallito. E non hanno alibi!Nelpresentare il dossier Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania, ha evidenziato, tra l’altro, che per cercare di invertire l’attuale deriva “bisogna passare necessariamente dal coinvolgimento dei cittadini. Solo rendendo trasparente il processo di coinvolgimento dei cittadini diventa possibile informare un numero ampio di persone sui reali impatti di un impianto e solo attraverso momenti di confronto pubblico organizzati diventa possibile entrare nel merito delle questioni. La partecipazione civile diventa quindi un unico modo per evitare conflitti con le comunità, speculazione politica su questi temi, diffusione di pregiudizi e fake news. Per questo ancora una volta ci facciamo promotori di una Legge regionale sulla Partecipazione, in attesa di una Legge nazionale sul Dibattito Pubblico”. L’AMBC non può non essere pienamente favorevole ad una tale legge (tra l’altro, leggi sulla partecipazione sono già presenti in altre regioni, per esempio in Toscana e in Emilia-Romagna). Non solo perché da anni insistiamo- mutuando il modello proposto con successo da LABSUS-per avere un Regolamento consiliare per l’Amministrazione Condivisa e perché nel programma scritto per Pacifico avevamo puntato tutto sul modello partecipativo, ma anche perché in sede di presentazione pubblica di tali proposte, già strutturate come bozze di delibere da approvare in Consiglio comunale all’indomani del voto (correva l’anno 2017, in piena campagna elettorale), proponemmo ad un Consigliere regionale presente di rivitalizzare contestualmente anche un “vecchioprovvedimento regionale sulla sussidiarietà del 2011, quale prima tappa di una successiva legge regionale sulla partecipazione:https://www.81034.it/mbc-presenta-pacifico-le-prime-delibere-approvare/. Illudendoci- e di grosso– che a quel Consigliere regionale potessero interessarela sussidiarietà, la partecipazione pubblica, l’amministrazione condivisa o la democrazia deliberativa. Non avevamo proprio capito di che pasta fosse fatto quel Consigliere regionale!

Redazione