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MADDALONI- E’ il giorno del nuovo Piano urbano comunale (Puc). Ma è anche il giorno, dopo l’approvazione della delibera di giunta, che inaugura l’iter di divulgazione delle nuove linee programmatiche urbanistiche che dovranno sostituire il vecchio piano regolatore generale comunale (Prgc) rimasto inapplicato quasi al 40 per cento. E’ stato un lungo percorso accidentato. Per arrivare alla delibera sono stati necessari circa 312 mesi di gestazione. Il parto finale, invece, ovvero l’approvazione del Consiglio comunale, è previsto entro la fine anno. A breve, scatteranno i 60 giorni per la presentazioni di rilievi e segnalazioni. Finalmente, comincerà il dibattito sulle scelte programmatiche fatte. Nell’attesa, si possono, in estrema sintesi, riassumere le scelte programmatiche fatte.

Il recupero del centro storico e la pedemontana

E’ l’area che presenta la maggior parte dei problemi irrisolti. Su tutto la desertificazione del centro storico, abbandonato in massa dopo il sima del 1980, e oggi alle prese con otto aree di crollo totale. La mancanza di una bretella carrabile, da costruire sopra le viuzze del centro storico medioevale, ha di fatto condannato all’isolamento e alla morte socio-economica dell’area pedemontana. L’intera zona è considerata di «interesse artistico, archeologico o entnoantropologico particolarmente importante» dal Mibact (Ministero dei Beni Cultuali) ai sensi del Dlsg 42/2004. Per questo, sono state cambiate le linee guide strategiche: cancellata la vecchia pedemontana, con gallerie e viadotti. Al suo posto sorgerà un collegamento collinare, ad alta sostenibilità ambientale, grazie alla dismissione della linea ferroviaria storica  Caserta-Foggia che fungerà da viabilità supplementare di valenza sovracomunale  e anche da pista ciclabile, a impatto ambientale zero, tra Valle di Maddaloni, l’abitato di Maddaloni e con il territorio di Caserta.

Riqualificazione e rilancio delle zone F: meno cemento e più verde

L’altra emergenza ambientale, mai affrontata prima, è l’avvio delle ricomposizione, riqualificazione e riutilizzo pubblico degli ex siti estrattivi. Per la prima volta, dal dopo guerra e in linea con le direttive regionali, scompaiono le cave attive grazie al rilancio delle «Zone F», cioè aree omogenee destinate ad impianti e attrezzature collettive, servizi pubblici o di uso pubblico, miseramente fallite con il piano regolatore vigente. Il resto del vasto bacino di cava della Colacem sarà ridisegnato per allocare attrezzature sportive e non solo. Si ritorna al ripristino della vegetazione autoctona con il reimpianto di ulivi nelle grande ex-cava Vittoria. E’ previsto anche un frantoio. Lo stesso cadrà è per tutti gli altri siti. Previsto invece il riempimento con terreno vegetale e il ritorno all’attività agricola per le cave tufacee dismesse non contaminate.

Il problema delle D9 e delle aree per insediamenti produttivi mai realizzati

Con il censimento delle potenzialità edificatorie saranno saturate le aree non utilizzate. Nasce un’area commerciale lungo la statale Appia e via Forche Caudine. Le zone D9 per gli insediamenti produttivi, prossime al casello autostradale, saranno destinate anche alle attività di logistica a supporto dell’Interporto. Servizi pubblici e terziario non inquinante sono previsti presso le aree confinanti con il nascente policlinico di Caserta e per la riqualificazione del gigantesco stabilimento ex-Alcatel dismesso. Saranno accolte le direttive urbanistiche del Parco urbano intercomunale a tutela dell’area collinare, di tutti i monumenti, chiese e zone archeologiche. Ridisegnata la viabilità alla luce degli interventi di Rfi per l’alta velocità e la soppressione dei passaggi a livello.

Redazione