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MADDALONI- Prima notte sulle barricate. Da ieri pomeriggio, dopo l’annuncio della chiusura e delocalizzazione della base operativa di Logista Italia di Maddaloni che imballa e spedisce i prodotti del tabacco, gli operai si sono chiusi nel capannone. Sono 108 i dipendenti addetti alla catena distributiva territoriale (che serve Puglia, Campania, Basilicata e Calabria) della multinazionale ha annunciato la chiusura e il trasferimento delle maestranze. Va in crisi anche il «tracking per le spedizioni via terra e via ferrovia». La Flai-Cgil e la Filt-Cgil, provinciali, regionali e nazionali, hanno indetto lo «stato di agitazione di tutti gli addetti», e accusano l’azienda di aver fatto un colpo di mano avendo solennemente annunciato, appena due mesi fa, che «qualora dovessero intervenire variazioni dell’assetto organizzativo sarebbero state tempestivamente contattate tutte le organizzazioni sindacali interessate al fine di illustrare le decisioni prese e di valutare congiuntamente gli eventuali impatti sul personale operativo». Adesso, in attesa di chiarimenti, di un intervento del Prefetto e delle istituzioni locali occuperanno ad oltranza la sede ubicata all’interno dell’Interporto Maddaloni-Marcianise: cancelli, chiusi, accessi negati anche ai delegati sindacali, bloccata la lavorazione e l’attività degli “express courier” (la flotta di uomini e mezzi addetti delle consegne a domicilio) che transita attraverso il «Varco Ficucella». «La situazione è gravissima –spiega Angelo Lustro (Filt-Cgil provinciale- perché l’azienda, che non conosce crisi o arretramento sul mercato, ha deciso unilateralmente di spostare tutto ad Anagni. E la cosa più inaccettabile è che non garantirà nemmeno i livelli occupazionali». C’è stata una comunicazione sintetica che ha annunciato la possibilità di ricollocazione per il personale, mediante l’adesione al trasferimento senza garanzia di reimpiego certo. Non ancora chiaro il numero esatto degli esuberi. Il tabacco e i prodotti derivati non conosce crisi. Allora la reazione dei sindacati è durissima:  «Si delocalizza solo per ottimizzare i profitti». Così, dopo la traumatica chiusura di Bologna-Interporto, dovrebbe partire e completarsi entro ottobre lo smantellamento del magazzino interno all’Interporto (lato Maddaloni). E adesso, si apre una battaglia sindacale e istituzionale per difendere e garantire il futuro all’insediamento della logistica più longevo all’interno della piattaforma intermodale casertana.

Redazione