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MADDALONI- Una volta tanto, il Comune smonta le pretese di Acquacampania. E’ una storia conflittuale che va avanti da oltre dieci anni. Ma questa volta c’è stato un epilogo a sorpresa. L’azienda pretendeva oltre un milione e 200 mila euro come saldo del canone idrico. Il comune ne prevedeva poco più di 300 mila. E’ intervenuto il Tribunale di Napoli che ha messo fine ad una querelle infinita: ordinato il riconteggio dei volumi di acqua erogati e pure la riscrittura delle fatture. E questa volta, tra lo stupore generale, ha vinto il comune, storicamente additato come moroso e inadempiente. La cifra da corrispondere si aggira intorno ai 500 mila euro. I conti cominciano a tornare anche perché è stato azzerato l’arretrato delle riscossioni per l’acqua fornita agli utenti: i versamenti del ruolo acqua sono (dopo una meticolosa campagna di recupero dei ritardi) arrivati all’anno 2020. Ed è finita la lettura dei consumi del 2021. Era dal triennio 2004-2006 che l’ente locale non riusciva più a riscuotere con puntualità il ruolo acqua. Ma si è fatto di peggio: molti errori nelle cartelle del 2009, replicati nel 2010 e 2011. I ritardati nella campagna riscossione e gli omessi versamenti verso Acquacampania sono valsi l’ammonizione della Corte dei Conti per «ritardo ingiustificato nella gestione e nella riscossione della fiscalità locale».

Redazione