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di Antonio Del Monaco* Trent’anni sono passati. Trent’anni da quando una bomba al tritolo fece letteralmente saltare in aria un pezzo di autostrada, uccidendo il giudice Falcone, sua moglie e l’intera scorta.
Capaci: il nome di una città che sarà per sempre accomunato a una tragedia che sconvolse l’intero paese.

La mafia uccise uomini giusti, leali.
La mafia uccise uomini onesti, dalla coscienza pulita.
La mafia uccise uomini che stavano giungendo alla verità. Una verità scomoda
La mafia…

Un pentito mi disse che la criminalità organizzata, soprattutto alcuni esponenti di essa, mai e poi mai avrebbero potuto ordire un piano tanto “perfetto”. Non sarebbero mai bastate le sole menti di questi signori.
Per Falcone c’era addirittura il piano B: qualora l’ordigno avesse fatto cilecca, in un altro punto ci sarebbe stato un ulteriore detonatore, un ulteriore pulsante da premere per cancellare intere vite, un’intera storia!
Ecco.

Trent’anni sono passati, e noi giustamente ricordiamo, commemoriamo… Ma la verità dov’è finita?
Finché non sarà fatta luce sui veri mandanti dell’assassinio, sui veri burattinai di questa sporca farsa che ancora prosegue, io non mi arrendo. Nessuno dovrebbe!

Commemorare significa ricordare, ma è la strada della verità che non va dimenticata; è la ricerca della stessa che va perseguita.
Altrimenti Falcone e gli altri saranno morti invano…uccisi per altri anni e anni ancora.

*Deputato del Movimento Cinque Stelle

Redazione