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Minacciato dalla cosca Alvaro, il giornalista bernese non si ferma

Lungo reportage del quotidiano elvetico Blick dedicato a Klaus Davi, giornalista italo-svizzero originario di Biel, comune non lontano dalla capitale Berna (online al link https://www.blick.ch/fr/news/suisse/dans-le-collimateur-de-la-ndrangheta-klaus-davi-le-chasseur-de-mafieux-pour-la-premiere-fois-jai-peur-id17516738.html). L’articolo riguarda le recenti intercettazioni depositate dalle Procure di Reggio Calabria e di Roma nell’ambito del procedimento ‘Propaggine’. Secondo il popolare quotidiano di Zurigo: «Da otto anni il nativo di Bienne conduce la sua personale battaglia contro la mafia calabrese, spesso solo e senza scorta, con reportage live e provocatorie campagne di affissione. Stavolta però anche per il cacciatore di mafiosi svizzero è arrivato un certo malumore. Il motivo sono le telefonate intercettate tra due boss mafiosi che vedevano con timore la campagna pubblicitaria che nel 2017 Klaus aveva pianificato a Roma nominando alcuni boss, tra cui gli Alvaro. L’azione è stata annullata dal governo della città e i manifesti non sono mai stati affissi. Ma la ‘Ndrangheta lo ha saputo e si è allarmata. Nella telefonata intercettata, uno dei due boss ha definito Klaus Davi un “informatore di polizia e bastardo” che ha passato informazioni alle autorità inquirenti e ha messo in pericolo i loro affari a Roma. “Anche se non hanno annunciato direttamente il mio omicidio, questa affermazione mi sembra molto più pericolosa che se mi mandassero bossoli o incendiassero la mia macchina. Per la prima volta ho avuto paura della mafia. Tuttavia non sono andato nel panico. Io, svizzero e omosessuale, mi sono avvicinato troppo alla ‘Ndrangheta, ho violato il loro onore mafioso e l’omertà. Ma continuerò a combattere contro la mafia”, ha detto Klaus al Blick».

Redazione