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MADDALONI- Come militare in ausiliaria l’on. Antonio Del Monaco scrive al sen. Matteo Renzi per contestare, nel merito, le dichiarazioni sull’invio delle armi in Ucraina.

Oggetto: inviare armi in Ucraina non è una scelta di pace: basta con le menzogne
Signor Senatore,
Ormai da giorni, risulta sempre più facile incappare in qualche rete televisiva, statale o privata, e trovarla
ospite, con una frequenza che fa quasi sorridere, se non fosse per la gravità delle Sue dichiarazioni.
L’argomento è ovviamente quello più attuale e preoccupante: la guerra in Ucraina.
Resto basito dal Suo comportamento, ancora una volta poco trasparente, sebbene sia noto ormai a tutti
quanto la Sua parola sia un tantino “volubile” se afferma, promette…e poi fa l’esatto opposto.
Puntualmente.
Come quando dichiarò che avrebbe abbandonato la politica se avesse perso al referendum: eppure è
ancora qui; fatto, per carità, anche lecito se si considera il beneficio del dubbio, la possibilità di cambiare
idea.
Mi permetta però di farle notare, Signor Senatore, che se continua a comunicare fatti non esatti, a entrare
nelle case degli italiani per infangare altri politici, dichiarando il falso, nulla è più giustificabile. Non è
corretto. Lei non è una persona onesta.
Mi riferisco alla questione invio armi in Ucraina.
Sono un parlamentare del M5S, ex generale in ausiliaria e membro della Commissione Difesa: sono a
conoscenza, dunque, dell’operato dell’ex premier Giuseppe Conte, di quanto ha fatto in passato durante
la carica di Presidente del Consiglio e di quanto sta cercando di fare ora, quale leader del Movimento.
Non essendo a digiuno dell’argomento armi, posso senza alcuna esitazione affermare che Lei dichiara il
falso quando insinua che si è speso ingenti somme di danaro nel riarmo durante il governo Conte; e che
quest’ultimo è pertanto un finto pacifista intento soltanto a remare contro gli obiettivi del Presidente
Draghi.
Lei, Signor Senatore, sta dichiarando il falso, tentando in ogni modo di gettare fango sul Movimento.
Giuseppe Conte è l’unico che continua a sostenere che la strada da percorrere per arrivare alla pace è
quella della diplomazia, del dialogo costruttivo. Una strada che necessariamente deve coinvolgere l’intera
Europa, senza eccezioni, per mediare col resto del mondo.
Le sanzioni sono la chiave di volta: devono infatti essere applicate a livello internazionale, perché in questa
guerra sono tutti coinvolti. Ed è opportuno dunque condividere la stessa visione, la stessa strategia:
l’Europa deve fare da traino al resto del mondo, affinché si faccia rete per una linea comune di “attacco”.
Inviare armi in Ucraina, scelta che invece sostiene Lei e molti altri, non è una scelta vincente: è un
boomerang che torna indietro con forza maggiore portando altra crisi, altra distruzione, altro dolore, altra
morte.
Portando mafia. Sì, perché la guerra è mafia, continuo a ribadirlo da sempre. E Lei, Signor Senatore, che
continua a parlare di armi, di aiuto, di difesa, non fa nient’altro che parlare di guerra e dunque di mafia.
Crede sia questo il modo giusto per scongiurare una crisi economica e sociale di livello globale?
Evidentemente sì, e la cosa mi fa rabbrividire: abbracciare talune scelte in luogo di altre significa
condividere un pensiero che ha radici criminose; significa arricchire malviventi a discapito della gente
onesta, l’unica che paga sempre il prezzo più alto durante le tragedie.
Mi scusi se mi permetto, ma Lei da che parte sta?
Io ho scelto la strada della trasparenza, della verità, del decoro e della pace; ho scelto di praticare la Politica
del servizio, quella con la P maiuscola; ho scelto di fare parte di un gruppo che crede fortemente nel
cambiamento. Ho scelto un leader che ha saputo affrontare un momento di eccezionale gravità, riuscendo
a salvare il Paese. Non so quanti avrebbero saputo o potuto fare di meglio.
Forse è il caso che Lei, Signor Senatore, si faccia un bell’esame di coscienza e che rifletta sulle vergognose
menzogne che sta continuando a distribuire nei palinsesti televisivi contro il Movimento e contro l’ex
premier Conte.
Spero Lei troverà il tempo di rispondere a questa mia lettera e, se vuole, sono pronto a un confronto
pubblico.
Ringraziando della cortese attenzione, porgo distinti saluti.

Redazione