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MADDALONI- Il peggiore epilogo possibile. E’ una calda estate sul fronte occupazionale. E’ in bilico il salvataggio aziendale e l’azione di difesa dei livelli occupazionali presso la «LM traporti e logistica». I numeri destano impressione: rischiano il posto 120 addetti operativi nell’Interporto Sud Europa. Chiusura possibile anche per il polo logistico attivo. A saltare sono le commesse e l’attività di trasporto presso terzi. L’azienda, sottoposta a regime di amministrazione giudiziaria, sembra avere le ore contate. Questa mattina, gli amministratori giudiziari hanno annunciato che le perdite superano i ricavi. Non c’è futuro e sono in bilico anche i pagamenti degli stipendi. Pur avendo margini di profitto importanti e vantando crediti non riscossi significativi, permangono criticità di cassa. Il «Piano di riassetto organizzativo», varato dai due amministratori giudiziari, non funziona. E si rischia che i lavorativi non abbiamo nemmeno tutele e ammortizzatori sociali. E’ scattata la mobilitazione sindacale.

Angelo Lustro (Filt-Cgil), oltre al danno, si rischia la beffa?

Non è più il momento degli annunci ma della zioni concrete. Annunciare una condizione di sofferenza contabile o di irreversibile crisi, non accompagnata da azioni di tutela sindacale è irricevibile.

Che fare?

Avevamo chiesto, e anche ottenuto, una triplice tutela: quella del mantenimento delle commesse, condizione necessaria e sufficiente per il garantire l’occupazione; la difesa degli occupati e la divisione netta tra i crediti non riscossi e i debiti in via di censimento. Non ha funzionato. A rendere critica la forbice tra i crediti censiti e i debiti da onorare è la congiuntura economica. L’esplosione del prezzo dei carburanti ha aggiunto una notevole sofferenza contabile innescata dal rincaro dei costi: questi ultimi vanno onorati in tempo reale mentre i crediti possono essere riscossioni anche su un arco temporale di oltre 60 giorni. Pertanto, il futuro è appeso ad un filo. Si lavora per mantenere le quote di mercato per rendere sostenibile e onorabili i debiti. Il fattore tempo è decisivo.

Il tempo è scaduto?

Purtroppo non c’è più tempo. Basta con gli annunci. Se l’azienda non ha futuro siano attivate le procedure di licenziamento collettivo e tutte le procedure di stato di crisi. L’obiettivo è far scattare le tutele per 120 famiglie. Ma noi non rinunciamo a vederci chiaro. L’azienda può e deve essere salvata. Ma partendo prima dalla tutela dei lavoratori.

Redazione