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MADDALONI- L’ordinanza del comune del 2019 ha fatto discutere. Ora, dopo l’intervento della magistratura, la chiusura definitiva degli accessi all’area fortificata, innescata da una dell’on. Antonio Del Monaco (M5S), c’è chi prende posizione.

“E’ il momento della mobilitazione. Lo stato di indifferenza e mancanza di tutela, l’abbandono e l’ostilità a qualsivoglia forma di salvaguardai, impone un’azione pubblica concertata, al di là delle logica di appartenenza, per salvare il simbolo e la storia di Maddaloni”.

A parlare è Antonio Giannini (Pd) che invita la città ad una sana rivolta morale.

Oltre le denunce e la chiusura del sito, a tutela della pubblica e privata incolumità, che cosa si può fare? O cosa proponete?

Sono allibito nell’assistere che la proprietà giochi con le carte bollate lasciando in secondo piano un obbligo prioritario. Il giochetto che la colpa e la responsabilità è sempre degli altri non funziona più.

Può la città fare qualcosa?

In sintesi, poiché trattasi di bene sottoposto a vincolo, la bontà e la valenza degli interventi per la messa in sicurezza non si discute. Ma non basta. Non può bastare perché così si scrive un’altra condanna: il crollo e la rovina irreversibile delle vestigia monumentali.

Cosa proponete?

Come Pd, e come cittadini maddalonesi, crediamo che la strada giudiziaria sia fine a se stessa, non è risolutiva perché il problema della salvaguardia intercetta più competenze (comune, soprintendenza, ministeri). Poi, il contenzioso viene da lontano e si incrocia anche con altri conteziosi posti in essere. Quindi siamo al cospetto di un groviglio di vicende. Quindi è arrivato il momento di fare un salto di qualità. Non possiamo rimanere ostaggio delle carte bollate. E’ il caso si far scendere in campo un soggetto terzo, che poi è il vero proprietario dei monumenti ovvero la collettività. Come Pd siamo disponibili a dare vita ad un movimenti di opinione che vincoli la proprietà alla sue responsabilità.

Visto che la Soprintendenza ha avviato la strada della messa in sicurezza della Torre, chiedendo finanziamenti in danno alla proprietà, cosa altro fare?

Visto che si investe denaro pubblico è arrivato il momento di procedere all’acquisizione, esproprio e qualsiasi iter che mette fine a questo stillicidio di crolli.

La Soprintendenza pensa alla requisizione…

Se è così, allora, serve un movimento civico serio, trasversale, libero da condizionamenti e dalle solite prediche dei soliti esperti, per sostenere questa scelta. Se la via d’uscita è la requisizione allora requisizione sia. Tutti devono schierarsi a sostegno di questa opzione della Soprintendenza o di qualsiasi altra strade equivalente. E su questo iter si può pensare anche a progetti che possono attingere ai fondi del Pnrr.

Redazione