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MADDALONI- Due giorni di puro dramma. Non si respira. Non si vive e non si lavora. Da 48 ore una nuvola di polvere, fitta come la nebbia, prodotta dai cantieri della Bari-Napoli, tiene in ostaggio gli esercizi commerciali e le abitazioni tra Maddaloni Superiore, via Ponte Carolino, via San Salvatore, Formali. Chiesto e ottenuto un primo intervento della Polizia Municipale, dell’Ufficio tecnico e dei Carabinieri. Verificato il mancato funzionamento del sistema irriguo delle terre di scavo e di captazione e protezione con teli di copertura delle aree di stoccaggio contro le raffiche di vento.

Negozi costretti alla serrata e residenti sepolti vivi in casa

La situazione è particolarmente seria: non è più una questione di censimento dei danni. Tirate già le serrande dei negozi. I residenti poi vivono sepolti in casa. Ma non basta chiudere finestre e porte: tutti sono costretti a fare ricorso a panni bagnati per catturare la polveri che riescono, grazie alle folate di vento, ad infilarsi tra le intercapedini degli infissi. Un vero dramma che sembra non avere fine. Hanno sperimentato la difficile coesistenza delle folate di polvere anche i clienti dell’Osuarg lounge bar costretti ad abbandonare il locale. Attività commerciale costretta al secondo giorno. Superata la crisi indotta dalla pandemia, si rischia la chiusura causa cantieri e attività impattanti come il movimento terra. Chiesto l’intervento della Polizia Municipale, dei Carabinieri. Anche il sindaco Andrea De Filippo è intervenuto per sollecitare l’applicazione rigida dei sistemi di protezione ambientali collegati al movimento terra.

Chiesto l’intervento della Procura

Il caso è uscito dai tavoli tecnici ordinari sul censimento dei disagi per approdare in Procura. L’avvocato Michele Rossi, che tutela esercizi commerciali e residenti, spiega: «Nonostante gli esposti reiterati, le continue segnalazioni e qualche indennizzo sui danni pregressi causati, non è stata rimossa la causa del disagi. Siamo tornati al punto di partenza». Si è aperto un filone per la verifica delle responsabilità sulla mancata attivazione dei sistema di irrigazione e gestione della sicurezza collegata al movimento terra. «Permane –aggiunge l’avvocato Rossi- un non chiaro rimpallo di responsabilità. Gli operatori e le imprese attive si dichiarano non responsabili poiché gli stoccaggi delle terre di scavo sarebbe di competenze di altri operatori impegnati in altri scavi esplorativi. In attesa che si faccia chiarezza, la battaglia per il diritto ad un ambiente salubre, ad una vita domestica sicura e il diritto al lavoro continua».

Redazione