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Fondato nel 1877, edito e stampato a Maddaloni, tipografia “La Galazia” di Antonio De Simone

Il 15 ottobre del 1877 uscì il primo numero de “La Bertuccia”. Le pubblicazioni durarono fino al 15 gennaio 1888 con il secondo numero dell’anno XI, riprendendole il 28 luglio 1910.

La ripresa riportava sempre come numero di annata XI ed aveva ancora come direttore il tipografo di Maddaloni Antonio De Simone, proprietario della tipografia “La Galatia” sita in via Ponte Carolino; nuovo gerente responsabile il prof Enrico Scala, che già risultava gerente di altre due pubblicazioni: “Idea” e “Fustigatore”.

Ulteriore ripresa delle pubblicazioni si ebbe col numero “di saggio” del 6 luglio 1913 (anno XII), cui seguirono altri due numeri (II e III), rispettivamente in data 3 e 19 agosto: quest’ultimo segnò la fine definitiva del periodico.

In questa ultima fase il giornale rappresentava, secondo le locali autorità di P. S., il seguito del “Don Mamozio”, giornale satirico diretto dallo stesso De Simone che s’interessava di problemi municipali (opposizione all’amministrazione comunale, com’era sempre stato anche per La Bertuccia) e che cessò le pubblicazioni dopo solo 3 numeri, in data 5 maggio 1912 (era iniziato il 31 marzo).

Sempre in quest’ultima fase si ebbe una fusione della Bertuccia col “Me n’infischio” (diretto dallo stesso Nicola Roberti, collaboratore della Bertuccia), giornale che trattava “di scherzi” di nessun colore politico, con un corpo redazionale composto da studenti, con mezzi raccogliticci, non sussidiato da partiti.

IN VERSI, ATTACCHI A CONSIGLIERI COMUNALI, ALLA CAMORRA E ALLE CLIENTELE MUNICIPALI

Ciascun giornale conservò la sua individualità: al “Me n’infischio” fu riservata una intera pagina con la rubrica “Cinematografia comunale” in cui, in versi, si attaccavano i consiglieri comunali, la camorra e la clientela municipale.

Per tutta la sua durata il giornale mantenne una tiratura di circa 200 copie: il costo iniziale fu di 5 centesimi.

A qualificare la natura radicale e qualunquistica de “La Bertuccia” sembra opportuno spendere qualche parola su Enrico Scala, gerente responsabile per breve periodo del giornale (fino al 6 novembre 1910, data in cui la gerenza fu ripresa dal De Simone).

Lo stesso viene definito dalle autorità di P.S. di Maddaloni come un ex maestro elementare, licenziato dal Comune per le stranezze che commetteva; il quale, privato della pubblica sovvenzione, spinto dalla miseria “cercava di guadagnare qualche lira con il suo giornalucolo”.

Il giornalucolo era “Il Battagliero”, che poi cambiò titolo ne “Il Fustigatore” nel febbraio 1910 (il titolo dice tutto) riprendendolo successivamente.

Il Battagliero cessò le pubblicazioni il 30 luglio 1911 dopo appena il secondo numero, a seguito di un articolo di fondo intitolato “Viva l’Austria”, violentemente populistico ed antinazionale, in cui veniva denigrato l’esercito che “mostrerà di nuovo le calcagna agli agguerriti soldati d’Austria”, perché “l’unica gloria dei vigliacchi d’Italia è quella di non aver mai pietà del popolo”.

Fonte: Stampa Periodica in Terra di Lavoro 1840-1927, Caserta Febbraio 1988

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