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MADDALONI- Una chiusura ad ogni inizio di anno. E’ dal gennaio del 2019 (anno di dimissione dell’altoforno) che pezzo dopo pezzo il cementificio ex Cementir è stato progressivamente smantellato. Ora, dopo la dimissione del centro di macinazione (settembre scorso) chiude anche il punto vendita del cemento. Per i dipendenti superstiti, ovvero sette dei 90 dipendenti originari, scattano le procedure di avviso di licenziamento che dovrebbero passare, come accaduto per l’ultima ondata di 27 licenziamenti attraverso il riconoscimento al personale dimissionario di «bonus finanziari», a titolo di chiusura volontaria del rapporto di lavoro. Toccherà ancora una volta alle segreterie provinciali di Fillea-Cgil e dalla Filca-Cisl tessere un nuovo e paziente accordo. E’ un’ammainabandiera epocale imposta ovviamente dal cambiamento del mercato globale e nazionale nonché dalla natura dell’attività estrattiva che è a termine. Quello che non si comprende è il silenzio del territorio che con le alterne vicende del cementificio ha scritto un pezzo della sua storia. Non si tratta di essere a favore o contro la attività estrattiva, che hanno fatto il loro tempi e molti guai ambientali, ma riflettere sul futuro del territorio del cambia. C’è una distanza enorme tra le politiche sulle cose infime quotidiane che affollano i social e la pianificazione dello sviluppo possibile.

Redazione