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di Elio Bove

Nelle ultime settimane sono state 240mila le domande che l’Inps ha respinto perché i richiedenti non avevano i requisiti necessari per poter sfruttare la misura statale. Con il nuovo governo il passo è chiaro: in due mesi sono stati intensificati i controlli. Messo in atto il meccanismo in cui vengono incrociati i dati delle domande con le Dsu (Dichiarazioni Sostitutive Uniche) con i dati e le informazioni già presenti negli archivi dell’Inps. Tutto ciò intende scoraggiare, in partenza, chi si presta a false dichiarazioni oppure omette la tipologia di lavoro dei familiari pur di percepire il sussidio statale. Mentre il governo lavora alla Manovra limitando gradualmente il Reddito fino alla sua eliminazione, l’istituto di previdenza ha individuato scenari di rischio potenziali, per verificare preventivamente i requisiti dei richiedenti ed evitare situazioni di frode. La misura, introdotta e difesa dai Cinque Stelle, sarà abrogata il 1 gennaio 2024 e sostituito da una nuova riforma per il sostegno alla povertà e all’inclusione. Da gennaio 2023 i cosiddetti occupabili potranno avere il sussidio per non più di 8 mesi e dovranno partecipare per almeno sei mesi a un corso di formazione o riqualificazione, pena la perdita dell’assegno. Potranno continuare a percepire il reddito fino alla fine del 2023, solo coloro che non possono lavorare. Prima dell’intensificazione dei controlli, l’appropriazione indebita del reddito veniva accertata solo con controlli successivi all’erogazione attraverso “un sistema di controlli centralizzati sulla sussistenza dei requisiti previsti dalla legge affiancato da verifiche ex post a cura delle sedi territoriali sulla veridicità delle dichiarazioni”, si legge nella nota dall’Inps.Il 65% dei nuclei percettori del Rdc vive nel Sud Italia, per un totale di 1.718.636 persone coinvolte facenti parte di 755.616 famiglie. Al Nord i nuclei familiari che beneficiano del sussidio sono 232.473 per 423.988 persone coinvolte e un assegno medio di 478,83 euro. Al Centro le famiglie con il Reddito sono 174.075 per 327.391 persone coinvolte e un assegno medio di 511,53 euro. Infine, rilava l’Istat, la provincia con più beneficiari è quella di Napoli con 164.352 nuclei, 422.085 persone coinvolte e un assegno medio di 636,63 euro. I beneficiari napoletani sfiorano quelli della Lombardia, del Piemonte e del Veneto sommati tra di loro (165.382).

Redazione