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di Elio Bove

“Il fatto che Matteo Messina Denaro si curasse a Palermo e vivesse stabilmente a Campobello di Mazara dimostra come nell’ultimo periodo ha goduto di tantissime protezioni, provenienti anche dall’alto”. A sostenerlo è Nino Di Matteo, magistrato e consigliere del Csm, deciso ad andare avanti contro quella borghesia che a Palermo convive con la mafia, come ha detto il procuratore Maurizio de Lucia subito dopo l’arresto del boss Matteo Messina Denaro.”Come per tutti i latitanti non mi stupirei se nel tempo emergesse che qualche figura di alto livello lo ha protetto: la storia della mafia è piena di questi legami”, aggiunge Di Matteo, che riconoscere: “da uomo di Stato mi vergogno di questi trent’anni di silenzio”. Messina Denaro, stragista della prima ora e fedelissimo di Totò Riina, nella sua latitanza voleva uccidere Nino Di Matteo come Falcone e Borsellino“perché sia era spinto troppo avanti”. Il superlatitante metteva a disposizione un esperto di esplosivi per portare a termine l’azione. I boss palermitani avevano così pensato di piazzare la carica davanti al palazzo di giustizia di Palermo, o davanti all’abitazione del magistrato. Nel 2014 Galatolo chiese di parlare con Di Matteo e gli svelò il progetto. Subito dopo decise di iniziare a collaborare con la giustizia.È uno dei misteri di mafia più recenti, un progetto di attentato nei confronti del pm Nino Di Matteo, uno dei magistrati dell’inchiesta “Trattativa Stato-mafia”, oggi componente del Consiglio superiore della magistratura. Inizia così l’ isolamento per Nino Di Matteo, tacitato per la trattativa Stato-Mafia. E ora? Se Messina Denaro decide di parlare, si scopriranno molti altarini.

Redazione