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MADDALONI- Il Pd è uno e Razzano è il suo profeta? In un clima di profonda incertezza, con un partito che non ha fatto un passo avanti in quattro anni sulla strada del rilancio e costantemente alle prese con la questione del congresso nonché dei commissariamenti, servirebbe un federatore. Uno profilo che riannodasse i fili interrotti tra gli attivisti e l’elettorato locale ma soprattutto riducesse ad unità d’intenti i forti condizionamenti esterni che i Dem subiscono. Già perché la realtà è amara: in assenza di una leadership locale, il Pd maddalonese è campo di battaglia o terreno fertile su cui i big del consenso provinciale lanciano le personali opa elettorali. Per il territorio, le sue esigenze, i suoi progetti. non c’è spazio. Vincono i numeri, la logica dell’appartenenza e il silenzio sui grandi temi. Così, a tre mesi dalla presentazione delle liste, il Pd è sempre in mezzo al guado. Come è accaduto negli ultimi quattro anni. E allora, potrebbe essere Peppe Razzano l’uomo giusto per rimettere insieme i cocci? A ben vedere il profilo politico le condizioni ci sarebbero tutte. Proprio lui infatti, a ben vedere, è stato l’ultimo a ridare vita e respiro politico al Pd, a porlo al centro di una coalizione, a portarlo alla vittoria nel 2017 ad essere il partito di maggioranza relativa. Razzano che, a termine della lunga e tormentata stagione delle primarie, ha costruito l’ultimo centrosinistro molto largo. Un “campo largo” ante litteram. Poi, da allora, è cresciuto. Forse ha imparato molto dai suoi errori. Forse, nel suo nuovo ruolo di membro della commissione per le primarie su scala regionale potrebbe mettere ad un unico tavolo De Luca e consigliere regionali, i big del partito e gli attivisti locali. E’ già accaduto. Non possiamo dire che Razzano è candidato. Possiamo dire che potrebbe essere il federatore che non c’è. Chiudiamo come abbiamo aperto: se il Pd volesse diventare uno, Razzano potrebbe essere il suo profeta. Staremo a vedere.

Redazione