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Dura la replica dell’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, ora deputato con M5S

di Elio Bove

“L’Italia non è fatta di pubblici ministeri e questo Parlamento non deve essere supino e acquiescente a quelle che sono le associazioni dei pm”. Infuria la polemica e a scatenarla è ancora una volta il ministro Nordio. Parole pesanti e un ulteriore richiamo sulla stretta delle intercettazioni. E’ di nuovo polemica sulla relazione dello stato della giustizia, presentata da Nordio in Parlamento. E’ il caso di dire che alla Camera volano gli stracci. A pochi giorni dall’arresto di Matteo Messina Denaro, il ministro della giustizia interviene con una sua divisiva strategia, che è anche un chiaro incitamento allo stesso parlamento, affinchè non si faccia dettare la linea dai pm antimafia. Tiene inoltre a precisare che “se non interverremo sugli abusi delle intercettazioni cadremo in una democrazia dimezzata”. “Non ho mai inteso toccare minimamente le intercettazioni che riguardano terrorismo e mafia e quei reati che sono satelliti nei confronti di questi fenomeni perniciosi”. Si evince quindi che le limitazioni sulle altre intercettazioni ci saranno. Infatti non nasconde, a parer suo, che “vale la pena ricordare che le intercettazioni sono strumenti di ricerca delle prove, non sono le prove. La loro diffusione a mezzo stampa, più che il loro utilizzo, in altri Paesi è vietata”. Non si è fatta attendere la replica dell’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, ora deputato con M5s, che giudica “gravissima” la stretta sulle intercettazioni perchè“finirà con il ripercuotersi negativamente sul contrasto ai clan”. Il ministro attacca pure il Procuratore di Palermo, De Lucia, che ha parlato di “borghesia mafiosa”, chiarendo: “sentendo voi sembra che la mafia sia annidata nello Stato in tutte le sue articolazioni, dov’era l’Antimafia, se siamo arrivati a questo risultato?” Il Pd che con i 5s lo accusa di stendere il tappeto rosso ai colletti bianchi che delinquono, Nordio replica parlando della “processione” in via Arenula dei loro sindaci per “implorarlo” di cancellare il reato di abuso d’ufficio.Poi rivolto ai banchi del Pd non nasconde che “è noto che sarei tendenzialmente per l’abrogazione di questo reato tout court. È altrettanto noto che sono disponibilissimo ad una revisione”.  “Il problema è che il pericolo del reato di abuso di ufficio crea la paura della firma” da parte dei sindaci “e la paura della fuga della notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati che dovrebbe restare segreta”.

Redazione