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Dietro il carovita, si nascondono propositi di disuguaglianza, divisione e privatizzazioni

di Elio Bove
Stipendi degli insegnanti diversificati su base regionale: più alti dove il costo della vita è maggiore e pagati anche grazie ai privati. L’idea è formulata direttamente dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara ed è subito polemica. L’idea di
differenziare gli stipendi è come portare indietro le lancette dell’orologio della storia della scuola e non solo. Il supporto dei privati va invece nella direzione di privatizzare le scuole. Le “gabbie salariali” di cinquant’anni sono pericolose in un momento così difficile per tutti, da Napoli a Milano come da Palermo a Roma. Lasciare indietro il Mezzogiorno anche sul fronte scuola, è una follia. A sostenere il ministro Valditara ci sono i presidi. Aumentare gli stipendi al personale scolastico che vive al nord “è una misura abbastanza sensata”, dice Mario Rusconi, a capo dei presidi di Anp di Roma. “Le risorse a disposizione degli enti locali non sono molte. E le scuole dovrebbero avere lo statuto di Fondazioni per imprimere celerità nello svolgimento dei lavori e risparmio nei costi”, continua Rusconi di Anp. Per Rusconi si potrebbe iniziare una sperimentazione con le ‘scuole-Fodazione’ per un triennio. Siamo quindi alle prove generali della versione della brutta copia dell’autonomia differenziata nella scuola, dimenticando l’articolo 5 della Costituzione: lo Stato è da considerarsi l’Ente pubblico sovrano per eccellenza. Pensare che a Caserta un insegnante deve prendere un compenso più basso di uno di Milano, dove la vita però è più cara, è un ragionamento sbagliato. La piena realizzazione del diritto di uguaglianza, sancito dalla nostra Costituzione nella scuola, si concretizza in un diritto a ricevere le stesse opportunità. Questo vale per i compensi ai docenti, per gli studenti e le studentesse. Tutti devono ricevere la stessa formazione, indipendentemente dal luogo in cui nascono e studiano. Le retribuzioni differenziati potrebbero creare disparità a discapito di chi oggi vive le conseguenze di una netta divisione tra nord e Sud, stando ai dati Invalsi. Bisogna evitare che le scuole diventino di serie A o di serie B. Quindi massima libertà alle collettività territoriali nella gestione degli interessi locali, riconoscendo l’autonomia, ma attenzione a creare ulteriori divari nella scuola. Dietro il carovita, si nascondono propositi di disuguaglianza, divisione e privatizzazioni.

Redazione