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Ospiti prestigiosi e il ricordo delle vittime innocenti nei due appuntamenti andati in scena nella storica istituzione. Tantissime le autorità accolte dal Rettore, prof. Rocco Gervasio. L’obiettivo? Educare i ragazzi al rispetto della dignità umana

Il Convitto “Giordano Bruno” di  Maddaloni  ha meritato la copertina della lotta alla criminalità, con i due prestigiosi appuntamenti del 18 e 25 marzo. Attraverso il ricordo delle vittime innocenti delle mafie e del terrorismo (citiamo il giornalista Giancarlo Siani, l’On. Aldo Moro, il sindaco pescatore Angelo Vassallo, il Giudice Rosario Livatino), la storica istituzione maddalonese, ha posto al centro del PTOF l’educazione alla legalità. per insegnare agli studenti il rispetto della dignità della persona umana, attraverso la consapevolezza dei diritti e dei doveri, con l’acquisizione delle conoscenze e l’interiorizzazione dei valori che stanno alla base della convivenza civile.

Un momento del dibattito

Ospiti prestigiosissimi, autorità politiche e militari, hanno affollato la sala conferenze del “Convitto” di Maddaloni, accolti dal Rettore, prof. Rocco Gervasio. Il Magistrato Antimafia Domenico Airoma, i familiari del giornalista Siani in rappresentanza della Fondazione a lui dedicata, il Vice Direttore della DIA, Nicola Alterio, il Direttore Nazionale dell’Antimafia, Maurizio Vallone e l’avvocato cassazionista, Salvatore Piccolo, alcuni tra i gli ospiti della due giorni allestita con passione e solerzia dal Prof. Antonio Centore, docente universitario e da sempre impegnato nei progetti di legalità riservati ai giovani. Per lui, a conclusione dell’evento, un importante attestato di stima e riconoscenza da parte della DIA per il grande impegno profuso nel mondo della scuola.

Il tema della legalità è assolutamente centrale per le sfide che siamo chiamati a combattere, a cominciare dalla lotta per una società più giusta e democratica, in cui tutti i cittadini siano uguali di fronte allo stesso sistema di diritti e doveri. In questi giorni – spiega il prof. Centore – di grande attenzione ai problemi della sicurezza, ma anche di tanti episodi di nuova intolleranza, di violenza, è giusto ricordarci che la convivenza civile è frutto di una riflessione culturale, faticosa e affascinante, che ci permette di guardare all’altro come a “un altro noi”, a una persona con cui dialogare e insieme alla quale condividere un sistema ineludibile di diritti e doveri“. 

  • Prof. Antonio Centore, in un futuro molto prossimo, come deve comportarsi la scuola in materia di legalità?

In una reale prospettiva di prevenzione la scuola, deve aiutare gli studenti ad assumersi delle responsabilità, ricordare loro che chi cresce ha diritto all’errore, ma anche alla correzione, sviluppare in loro la coscienza civile e la convinzione che la legalità conviene e che, laddove ci sono partecipazione, cittadinanza, diritti, regole, valori condivisi, non ci può essere criminalità.  Per gli studenti riconoscere e accettare un mondo di regole è sempre un percorso difficile e faticoso. Il caos virtuale e mediatico in cui si è completamente immersi  contribuisce a rendere il panorama di non facile interpretazione e confuso“. 

Il Prof. Antonio Centore
Infaticabile motore dell’iniziativa, il prof. Antonio Centore, docente universitario, da sempre impegnato nei progetti di educazione alla legalità a favore dei giovani
  • Durante il progetto svoltosi al “Convitto” di Maddaloni, grande attenzione è stata data alle vittime di mafia e terrorismo

I ragazzi si trovano sempre più spesso nell’impossibilità di avere delle figure di riferimento in grado di diventare modelli a cui potersi identificare. Tutto ciò aumenta la sensazione di solitudine e smarrimento; provocando reali situazioni d’isolamento e una forte tendenza alla devianza o all’individualismo. Ed è per questo  fissare punti fermi nel percorso educativo riveste grande importanza. Il progetto – dichiara il docente universitario – è stato finalizzato a contrastare la povertà educativa dei giovani  e a risvegliare il senso civico dei ragazzi. Tale progetto  è stato un’occasione unica per stimolare le coscienze dei giovani  su eventi drammatici, che hanno sconvolto il nostro paese. La memoria dell’impegno delle vittime innocenti delle mafie è un’occasione per rileggere ed aggiornare l’analisi sul ruolo che la scuola deve e può svolgere nel contrasto alla mafia e alla criminalità organizzata “.

Il dott. Nicola Alterio, autorità massima della DIA
  • L’Antimafia spiegata, in poche parole, ai giovanissimi

L’antimafia si basa sulla conoscenza del costume mafioso, come il senso dell’onore, l’omertà, cercando di mettere in crisi questi valori con la riflessione e la critica. Perché se questi ragazzi si sentono aggrediti, senza ricevere una spiegazione, non accetteranno mai il concetto del cambiamento di mentalità. Al centro dell’azione educativa va posta la “persona” alunno, come protagonista nella propria comunità ed il valore positivo delle regole, intese non come mezzo frustrante e punitivo o di affermazione di autorità, bensì in primo luogo come strumento di aiuto delle potenzialità di ciascuna persona, chiamata alla libertà e alla propria realizzazione“.

Vincenzo Lombardi