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Si è spento a 63 anni il famoso chansonnier, simbolo del teatro canzone. Il successo da Maurizio Costanzo per poi raccontare le mille facce di Napoli sempre con un pizzico di ironia. Lascia la moglie e due figli

E’ un lutto tra i più tristi in assoluto quello che ha colpito la città di Napoli e il mondo dello spettacolo. Ci lascia Federico Salvatore, genio (spesso) incompreso del teatro canzone, arte raffinatissima e per pochi eletti. Aveva 63 anni e dall’ottobre 2021 lottava con tutte le sue forze contro un’emorragia cerebrale. Poche settimane fa la famiglia aveva parlato di un piccolo ma significativo miglioramento delle sue condizioni. Federico lascia la moglie Flavia e i figli Paride e Yuri, entrambi con spiccata passione per la musica.

I funerali saranno celebrati il 20 aprile, alle ore 12, nella Basilica di San Ciro a Portici. Artista funambolico capace di raccontare Napoli con mille e più facce e di avere un seguito di pubblico sempre affezionato e devoto. Inizia a suonare la chitarra da autodidatta all’età di otto anni e quello strumento diventerà una specie di compagna per la vita. Dopo i primi lavori pieni di ironia e parodie di successi famosi, nel 1994 vince il concorso di cabaret “Bravo, Grazie” e si ritrova proiettato nel salotto più importante d’Italia, quello del Maurizio Costanzo Show.

Le presenze al “Parioli” diventano sempre più frequenti e Federico Salvatore si trasforma in un autentico caso nazionale. Il suo sdoppiamento – Federico altolocato del Vomero e Salvatore povero ed umile che si affida all’arte dell’arrangiarsi – gli vale un successo senza precedenti con gli album “Azz…” e “Il mago di Azz” che vendono milioni di copie e conquistano dischi di platino. Le sue celebri “Ninne Nanne” sono tormentoni capaci di far scavalcare in classifica le star internazionali.

Nel 1996 la ribalta del Festival di Sanremo con un testo struggente dedicato all’omesessualità. Dall’ottobre 2021 combatteva contro un’emorragia cerebrale

Nel 1996 la ribalta più prestigiosa, quella del Festival di Sanremo, con una canzone struggente, “Sulla porta” che porta per la prima volta all’Ariston il tema dell’omosessualità. Un testo fortissimo scritto con il fido Giancarlo Bigazzi e le musiche di Beppe Dati che finisce, con non poche polemiche, al tredicesimo posto della classifica finale. Una classifica sempre considerata poco veritiera. Federico Salvatore continua il suo processo di cambiamento, con album maturi e temi dalla forte critica sociale.

E’ il caso della famosa “Se io fossi San Gennaro“, del 2002, un elenco in musica e senza peli sulla lingua dove lo chansonnier elenca cose e persone che hanno rovinato Napoli, compresi gli stessi abitanti. Un brano che lo allontana per molto tempo dagli spazi televisivi più popolari ma che gli permette di ritrovare l’affetto della gente con il teatro e le serate in piazza.

Dopo il lungo periodo senza comparire sulle scene, nel 2009 pubblica il bellissimo album “Fare il Napoletano stanca” con tredici nuove canzoni. Nella sua carriera ha sempre trovato un modo per omaggiare, citare e celebrare i suoi miti: Totò e il gruppo satirico degli Squallor, a tutti gli effetti suoi padri putativi. Un grande uomo di cultura, Federico Salvatore, che ha sempre inserito un sorriso anche nelle tematiche più difficili. Avrebbe sicuramente meritato di più ma, forse, è stato lui stesso a lasciare la facile notorietà (e i suoi guadagni) per percorre strade libere e sincere.

Vincenzo Lombardi