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Riceviamo e pubblichiamo

di Carlo Scalera

MADDALONI- In questi giorni, a chiusura della campagna elettorale, sono stato tirato per la giacchetta da più parti. Molti mi hanno chiesto perché sono stato contrario ad un campo progressista; oppure, perché non ho accettato a braccia aperte la venuta di Fico e perché Conte non è venuto a Maddaloni ed è stato portato a Marcianise.
Tutte domande lecite e giuste, ma ci vorrebbero alcuni giorni per dare le tantissime risposte.
Per farla breve e l’ho detto più di una volta, per me viene prima il movimento e poi il “campo largo”. E ad alcuni dirigenti del movimento proiprio questo vorrei questo vorrei chiedere: interessa prima il movimento o il campo largo?

E’ inutile nascondere la pesante sconfitta

Secondo me il campo largo e tutto quello che è successo a Marcianise, sono la risposta all’interrogativo.
Non mi dite che non è così perché rispolvero il Vaffa di antica memoria. È inutile nasconderlo: il movimento ha subito una pesante sconfitta a livello nazionale. Questo impone, ma non solo a me, di ascoltare le ragioni di chi non ci vota più; di interrogarci sulle ragioni dei tanti che hanno votato chi ha vinto e su chi non si è riconosciuto nel movimento o nelle forze progressiste. Secondo me, ora dobbiamo iniziare a costruire questo campo progressista. Ora, è giunto il momento, dopo questa sconfitta, di riflettere insieme sugli errori compiuti, per offrire ragioni di speranza e progettare insieme il cambiamento.
Anche una pesante sconfitta può infatti risolversi in una opportunità, se non si reagisce negandone la portata o con meri aggiustamenti tattici.

L’urgenza è avviare il confronto

Di fronte a questo risultato elettorale, dobbiamo sentire l’urgenza di incoraggiare un confronto aperto tra tutte le forze di sinistra e progressiste. La sonora sconfitta delle forze democratiche ci accomuna tutti, compreso chi fosse tentato di consolarsi con il buon risultato della propria lista. Questo risultato viene da lontano e ci interroga sull’incapacità delle attuali forze progressiste di intercettare le paure e la rabbia di una larga parte del Paese, che vive l’angoscia, la precarietà del lavoro, le crescenti disuguaglianze economiche, il declino del welfare, la fragilità delle istituzioni pubbliche, gli effetti della crisi climatica, della pandemia e della guerra.
Per questo, il movimento ora deve proporsi di avviare un confronto comune a partire da alcuni punti qualificanti.
Per prima, cosa bisogna organizzare una opposizione, decisa, unitaria, propositiva.
Riconoscere che è stato un errore presentarsi divisi di fronte a una destra unita e secondo me ora è inutile piangere sul latte versato.
Il movimento ha tutte le carte in regola per risalire la cima, organizzando i gruppi territoriali e facendo spazio ai giovani che bussano alla porta.
Il movimento deve darsi un’identità più chiara e, una volta definita questa, inizi a selezionare accuratamente coloro che sono assolutamente fedeli a quella linea e malgrado ciò, però, come abbiamo visto, i cambiamenti sono sempre dietro l’angolo.

Redazione