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Gianmarco Viggiano è un ragazzo brillante, sempre attento agli avvenimenti che si susseguono all’ombra delle due torri.
La sua comprovata esperienza nel campo del giornalismo, fa di lui un conoscitore del territorio maddalonese.
Maddaloni News, lo ha contattato e corteggiato affinché potesse inoltrarci qualche suo pensiero, fonte preziosa di arricchimento del nostro portale.
Il pensiero di un giovane dinamico ed esperto di comunicazione.
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In queste ore, in diverse zone del paese, si trascorre il ferragosto in famiglia, fuori o con gli amici. Alcuni, forse i più fortunati ma, non certo tutti. Perché quelli della satira “politica”, o meglio, chiacchieroni, sono sempre attivi. In giorni di festa è difficile non parlare di rifiuti. I raduni, le grandi tavolate. Diventa quasi inevitabile. Eppure, notiamo tutt’oggi, a mesi di distanza da uno degli scandali più grandi e gravi a cui il nostro comune ha dovuto tristemente assistere, quanto faccia sogghignare il tono di chi, con assurda prepotenza, cerca di evidenziare il malfunzionamento di una città o il suo malaffare. Pur essendo, timoniere di impicciose marchette. La monnezza a Maddaloni ha suscitato, negli ultimi anni, non poche discussioni. Tra incompetenze, sollevo da incarico e arresti, tutto è andato un po’ come la cara, vecchia moto di Edgar negli Aristogatti (a cazzi suoi). Ma non è questo a meravigliare. A destare profondo sgomento sono i commenti, quelli impazienti di chi aspetta con ansia i prossimi candidati. Quelli contro cui scagliarsi, perché a questo giro le autorità non hanno dato nè modo, nè tempo. Saranno di destra, di sinistra, magari di centro. Chissà. Quello che so, o meglio che tutti noi sappiamo, è di vivere in una città commissariata. Lasciata in balia di se stessa fino alle prossime amministrative ma, intanto la colpa è davvero solo della politica?

Che Maddaloni ribolla in un pentolone pieno di sugo e “braciole”, ormai, lo sanno anche i cani. Ma, pur essendo difficile in un giorno di festa come questo, proverei a togliere un po’ di prosciutto dagli occhi. Anzitutto, smettiamola con i soliti luoghi comuni della destra, della sinistra e soprattutto della politica. Che questa si sia arricchita e negli ultimi mesi amministrativi abbia lucrato, e inginocchiato un intero paese lo si è capito ma, spesso un problema diventa grande dopo esser stato piccolo e nel piccolo ci sarebbe molto da dire o da discutere. La verità è che prendersela con la politica è facile: perché è un mezzo per ottenere qualcosa, conoscere qualcuno. Darle meriti e demeriti è semplice come scegliere tra un caffè napoletano e uno americano. Ma perché parliamo sempre e solo di politica? Perché parliamo sempre degli stessi e mai di quelli che eleggono, decidono, sovvertono. Perché nessuno parla mai dei cittadini? Non si può certo fare di tutta l’erba un fascio ma, vi siete mai chiesti a chi appartengano tutti i rifiuti che spesso capita di fotografare per strada? A chi appartengano gli ingombrati, le cassette di legno, di alluminio e bottiglie varie? La cruda verità è che a Maddaloni è consuetudine il politichese, tanto da dimenticare il villano. Quello che, senza vergogna alcuna, incita il nipotino a lanciare i rifiuti sul marciapiede. Quello che dopo aver scolato una birra, ti fa un rutto in faccia, prima di gettare la bottiglia lungo la corsia di una strada. Senza dimenticare la grande abboffata del sabato sera a casa. Quando per strada i rifiuti dovrebbero essere solo un ricordo e invece……. fazzoletti sporchi, gomme, sigarette. Nessuna di queste cose però ha colori politici. Perché di quelli ci si riveste solo in caso di elezioni e molti signori lo sanno bene. Purtroppo però, quello a cui assistiamo per strada e ben altro: figlio di un’ignoranza cresciuta, sviluppata e profusa nelle viscere di un paese, che ha scelto come testimonial i nuovi masanielli al posto di liceali e laureandi. Maddaloni non ha ideali, modelli da seguire. E’ una città morta nel suo stesso menefreghismo, con iniziative esclusivamente pubblicitarie e mai dal reale impatto formativo. Per cui, se dovessi scegliere cosa votare alle prossime elezioni, direi senz’altro… LA CULTURA! Se non quella scolastica, almeno quella civica.

bocchetti