00 3 min 5 anni

MADDALONI- Ieri Giulio avrebbe compiuto 100 anni. E il 25 gennaio prossimo don Salvatore ne compirebbe 99. Le date, i compleanni virtuali e le ricorrenze servono, al di là delle scadenze da calendario,  a fare il punto sul passato, valutazioni su ciò che è stato e analisi soprattutto sul presente. Quei due ragazzi ovvero Andreotti e il non ancora reverendo D’Angelo, si conobbero presso la biblioteca vaticana: il primo era intento alla ricerca di libri e il secondo da seminarista, con il solito fare espansivo, gli diede da parlare. Cominciò un’amicizia. A scorrere le loro vite si scorge la storia d’Italia e in controluce quella minore di Maddaloni a partire dal dopo guerra. Da allora il “Divo Giulio” è stato sette volte presidente del Consiglio e 27 volte ministro, otto volte ministro della difesa; cinque volte ministro degli affari esteri; tre volte ministro delle partecipazioni statali; due volte ministro delle finanze, ministro del bilancio e della programmazione economica e ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato; una volta ministro del tesoro, ministro dell’interno, ministro per i beni culturali e ambientali e ministro delle politiche comunitarie. L’altro cioè don Salvatore l’ha seguito come un’ombra tracciando la storia di Maddaloni e della sua creatura cioè il Villaggio dei Ragazzi, che oggi non esiste più dal punto di vista giuridico (in quanto ex Ipab) e nella funzione fondamentale di assistenza per la gioventù disagiata. Si potrebbero scrivere libri su quello che hanno detto e fatto. Invece, ci concentriamo su quello che non c’è: sui vuoti che entrambi hanno lasciato. E che ci interrogano in prima persona. Andreotti messo a confronto con la voragine della politica attuale tutta appiattita sul personalismo e molto improvvisata. E don Salvatore, che non è riuscito ad avere un erede ma molti epigoni e controfigure. Le cui volontà testamentarie sono state deliberatamente e colpevolmente disattese. Il cui sentire, tutto legato alla città e al bene del comune di Maddaloni, è stato stravolto e mistificato in favore dei Legionari di turno proclamati eredi di una storia che non condividevano, che contestano e che hanno smantellato. Un parricidio ordito da chi, in pubblico, si professava suo figlio spirituale. Non c’è da interrogarsi su Andreotti e su don Salvatore ma sull’inadeguatezza di chi li ha sostituiti. Soprattutto a Maddaloni come bene ha documentato il commissario giudiziale Roberto Tizzano.

Redazione