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MADDALONI- Parlatene e discutetene. Purché rigorosamente in privato. Si sentono gli effetti del grande male maddalonese: la solita privatizzazione di argomenti di interesse pubblico. Se l’Ufficio di Piano è “sospeso a divinis” e vive nel limbo degli organi istituzionali quasi utili, ci si interroga sui nuovi termini temporali per l’adozione e l’attuazione del Puc. E si scopre che manca certezza. L’ipotesi, che si affaccia, è che si possa chiedere un parere regionale. Insomma, una conferma perché la legge regionale (n. 22 del 2016) sulla semplificazione parla chiaro: «I termini, per gli enti commissariati, sono sospesi dalla data di insediamento dell’organo straordinario fino all’insediamento del nuovo Consiglio Comunale». Il riferimento è all’articolo 16 comma 14 che, calendario alla mano, concede al comune di Maddaloni 11 mesi per completare gli iter amministrativi per l’aggiornamento del vecchio piano regolatore comunale. Undici mesi contabilizzati dall’insediamento dell’ex commissario straordinario Benedetto Basile (agosto 2017) a quello del Consiglio Comunale in carica (luglio 2018). Il problema vero non è il calendario ma il programma di redazione. Per esempio non si comprendono le ragioni dello stop al processo di rielaborazione delle linee strategiche già incardinato e di fatto vicino alla meta. Premesso che gli orientamenti ultimi regionali tutto fanno tranne che imporre termini perentori (non solo per i comuni commissariati), il problema non sono le proroghe o i termini ma i ritmi di lavoro da sostenere. E su questo si naviga ancora a vista.

Redazione