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MADDALONI- Il Movimento Cinque Stelle mette il dito nella piaga. Con le linee guida del Puc rilancia il più imbarazzante dei temi taciuti degli ultimi 50 anni: il vincolo paesaggistico apposto con Decreto Ministeriale del 1° luglio 1967 “Dichiarazione di notevole interesse pubblico di una zona sita nel Comune di Maddaloni (Caserta)”, ancora vigente e mai revocato come si evince dal PTR (2008) e dal PTCP (2012), che riguarda proprio i siti di cava. Una bella contraddizione che rende obbligatoria l’azione di recupero. Eppure le cave di calcare, che hanno eroso la collina, costituiscono elementi caratterizzanti in senso negativo la fisionomia del territorio. Esiste un gigantesco problema paesaggistico e di immagine della collettività. Cave sorte, tra l’altro, in vicinanza di importanti emergenze storico-artistiche e paesaggistiche (Ponti della Valle, Castello e cinta fortificata medioevale, Torre Artus e Torre longobarda, Eremo di S. Michele, ecc.) alterandone e compromettendone il valore storico, simbolico e paesaggistico.Insomma, secondo i Cinque Stelle se non si interviene sulle cave calcaree attive e inattive per ridurne l’impatto visivo, e per contenere il consumo di una risorsa non rinnovabile quale è il suolo, si nega un futuro alla città, condannandola a mostrare definitivamente degradata la propria identità e qualità del paesaggio. Più chiaro di così, non si può. Eppure questo argomento stenta, anzi non entra proprio, nell’agenda di molti partiti e movimenti.

Vista la gravità del problema, si rende necessaria un’azione di recupero volta non solo a migliorare le condizioni fisiche dell’ambiente degradato, ma a restituire un dignitoso riutilizzo delle aree (tra l’altro, per la quasi totalità, oggetto di vincolo paesaggistico). Vincolo ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497, apposto sull’area con le seguenti delimitazioni territoriali:

la zona collinosa a nord del centro abitato di Maddaloni compresa entro le seguenti linee: dal confine col Comune di Valle di Maddaloni sulla strada statale n. 265 si segue il ciglio sinistro di detta strada in direzione di Maddaloni, fino ad incontrare la curva di livello , quota 100. da questo punto si segue la curva di livello , quota 100 che si svolge a monte dell’abitato di Maddaloni fino ad incontrare il confine con il Comune di Caserta. Da questo punto si segue la linea di confine con il Comune di Caserta fino a incontrare il confine con il Comune di Valle di Maddaloni.  Da questo punto si segue il confine con il Comune di Valle di Maddaloni fino al ciglio sinistro della strada statale n. 265“. Che fare? Servirebbe un bel dibattito, che non c’è, proprio nel momento in cui ci si accinge a redigere il nuovo Puc. Oltre al discorso di recupero funzionale resta un altro problema irrisolto. I grillini mettono le dita negli occhi alla politica locale: bisogna poi procedere al reinserimento delle cave all’interno del Parco Urbano Intercomunale Dea Diana-Est Tifatino approvato dalla Regione nell’aprile 2016 e frettolosamente e maldestramente modificato con delibera del Commissario Straordinario De Lucia dopo un mese dall’approvazione, con la estrapolazione indiscriminata di tutte le cave calcaree dapprima presenti nel Parco. Un pugno nello stomaco, visto che Maddaloni è l’unico comune che non ha ancora approvato gli atti di istituzione degli organi gestionali del parco.

Redazione