00 2 min 5 anni

MADDALONI- E’ cominciato il presidio di protesta. Pacifico, civile ma determinato. Dopo settimane di attesa, lunghe trattative e promesse, non si sblocca l’iter di ritorno al lavoro degli edili impegnato nel completamento edilizio dell’Interporto. Eppure con la divulgazione delle quattro aziende, chiamate a completare le opere dopo la rescissione di contratto dello scorso mese di dicembre, sembrava che il ritorno al lavoro era solo una questione di tempi burocratici. Invece, sono arrivate una doccia fredda dopo l’altra. Il riassorbimento delle maestranze sarà scaglionato e non ci sarà il ritorno al lavoro immediato e collettivo. Ancora peggio. Non tutte le aziende coinvolte hanno divulgato il loro piano di assunzione e, infine, sebbene siano in atto le azioni di preparazione dei cantieri non si conoscono i tempi del nuovo piano occupazionale. E al peggio non c’è fine: per i cantieri promessi è cominciato il tormentone delle concessioni e autorizzazioni del Genio Civile. Un film già visto che porta gli edili e l’intera questione occupazionale sul binario morte delle attese infinite. La pazienza è finita. Gli edili vogliono risposte certe. Ma soprattutto gli edili vogliono essere ricevuti e interoloquire con il management dell’Ise (committente delle opere) e con le aziende. A far crescere la rabbia il rifiuto delle controparti ad un confronto immediato. Il tempo delle mediazioni, dell’attesa e delle promesse è davvero scaduto. Da stamattina, è cominciato il presidio di protesta, pacifico e determinato. Anche perchè gli operai si ritrovano senza lavoro non per mancanza di commesse o di lavoro ma per una crisi gestionale e manageriale degli appalti che non è loro imputabile. E questa volta davvero non ci stanno a scontare responsabilità che non sono loro. E’ cominciata la lotta, pacifica ma determinata.

Redazione