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MADDALONI- (di Elio Bove) Svolte le audizioni sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e illeciti ambientali legati alla filiera degli abiti usati. Auditi il presidente di Conau (Consorzio nazionale abiti e accessori usati), Andrea Fluttero, e il Presidente della Rete Onu (Rete degli operatori nazionali dell’usato). La Commissione parlamentare d’inchiesta va avanti nei suoi lavori sulla delicata questione già al vaglio della Direzione Nazionale Antimafia. Gli illeciti di buona parte delle donazioni di indumenti usati sono stati ampiamente chiariti. La solidarietà dei cittadini finisce per accrescere gli enormi profitti che la camorra trae anche dagli abiti usati. I rappresentanti di Rete Onu hanno fornito dati esaurienti sulla filiera degli indumenti post-raccolta: il 60% e il 70% degli indumenti sono riutilizzati, oltre il 20% riciclati, tra il 3%e il 7% vengono avviati allo smaltimento. Però bisogna fare i conti con vere e proprie organizzazioni criminali, inseriti nel settore. Il generale Antonio Del Monaco, unico parlamentare campano nella commissione bicamerale sulle ecomafie, sulla presenza dell’illegalità nel settore è stato chiaro: “E’ un traffico da stroncare e che ha radici anche fuori dall’Italia. Infatti bisogna insistere sulle frodi doganali, sullo smaltimento illecito degli scarti, sul riciclaggio di denaro, sulle raccolte abusive e sia sui cassonetti non autorizzati e sui furti di abiti dai cassonetti. Quindi il giro è enorme, ecco perché viene fuori una vera e propria filiera dell’illecito”. Da circa un anno la Caritas italiana sta lavorando a una ricognizione sull’utilizzo del suo marchio sui cassonetti gialli per la raccolta degli abiti usati, per evitare che gli indumenti raccolti finiscano sul mercato nero gestito dalla camorra. Per Caritas italiana risulta infine molto complicato tenere sotto controllo l’attività delle parrocchie su questo versante.

Redazione