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MADDALONI- L’unica certezza, in sette anni imbarazzanti passati nell’attribuzione delle responsabilità del crollo della casa comunale durante la demolizione, l’ha data il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere con la recente sentenza. E ora arriva alla parte più difficile. Che fare? Ne parliamo con il sindaco De Filippo che dovrà tracciare il percorso amministrativo.

Il sindaco Andrea De Filippo

Sindaco siamo al derby tra chi vuole la ricostruzione chi l’abbattimento (con annessa grande piazza). Ma in concreto, quale è l’orientamento?

Bisogna fare una premessa assolutamente indispensabile: l’idea in sè della costruzione di una grande agorà cittadina è bella e suggestiva. Dico di più: ne rivendico la paternità visto che ne ho sposato le ragioni anche in campagna elettorale. Ma la strada dei percorsi amministrativi, quella che oggi si chiama fattibilità e sostenibilità delle opere o più tecnicamente valutazione costi-benefici, ci portano obbligatoriamente su un’altra strada.

Quale?

Chi amministra fa le cose secondo norma e secondo principi di sostenibilità E i propri desideri devono fare i conti con la realtà E da questo principio di realtà, freudianiamente praticato, nascono soluzioni vere. Diversamente, si vive coltivando sogni o buoni propositi.

Immergiamoci nella realtà, come stanno le cose?

La strada dell’abbattimento non è percorribile per tre ordini di motivi: primo, il finanziamento della Protezione Civile (con cui si sono fatti parti dei lavori) dovrebbe essere restituito; secondo: bisogna trovare le risorse per l’abbattimento e il ripristino dei luoghi; terzo: bisogna trovare i finanziamenti per costruire la piazza che tanto ci piacerebbe. Un’operazione che, conti alla mano, rende il completamento della struttura la via meno impervia e la più certa per approdare ad un risultato abbordabile. Non tutto ciò che desideriamo supera l’esame di fattibilità Ripeto, il discorso abbattimento non ha superato i criteri di fattibilità.

Quarto, che dire alla Corte dei Conti?

Avevo trascurato questo ultimo, ma non meno importante, aspetto: dovremmo giustificare alla Corte dei Conti la spesa già fatta. Quindi, l’obiettivo è ottenere il massimo dei benefici con il percorso più agevole.

Sarebbe?

La struttura va ricostruita ma secondo le nuove esigenze del territorio e dell’ente locale. Posta la tutela del Sedile dell’Università (la base dell’entrata del vecchio municipio) va pensata una riqualificazione funzionale cioè «variante con cambio di destinazione d’uso». Il casermone, così come era stato concepito originariamente, non serve più. Al suo posto puntiamo a costruire tutti quelli spazi che la città non ha da tempo.

Tipo?

Innanzitutto un’aula consiliare degna di questo nome. E poi un gabinetto del sindaco adeguato e tutti gli spazi di rappresentanza e dei gruppi politici e per tutti quelli uffici direzionali ma non aperti all’utenza.

Solo questo?

No, molto di più: ci serve uno spazio per conferenze e/o attività multimediali che oggi non abbiamo. Un locale adeguato per celebrare i matrimoni. Oggi, le unioni civili sono numericamente comparabili a quelle religiose. Attrezzare un’area degna di tale funzione, e non più riadattare gli uffici, sarebbe oltremodo necessario. E poi al piano terra finalmente nascerebbe il comando della Polizia Municipale veramente accessibile a tutti e moderno con annesso autoparco. Non è il progetto dei nostri sogni o dei nostri desideri. Ma è l’intervento che dà risposte vere a problemi irrisolti. E amministrare significa proprio questo: percorrere strade possibili per risolvere problemi veri.

Un ultima notazione: il nuovo stabile sarebbe impattante da un punto di vista urbanistico. Non crede?

Non credo perchè ho parlato di una rimodulazione della struttura. E poi il progetto originario, paradossalmente, è l’unico su cui sussiste il placet della Soprintendenza.

Redazione