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MADDALONI- Ma quale abbattimento e quale ricostruzione? Sulla vicenda del crollo della casa comunale hanno torto sia il Movimento Cinque Stelle e pure il sindaco Andrea De Filippo. Mario Barbato, il geometra con i baffi che da quasi sette anni conduce una battaglia sul municipio trasformato in rudere, ha le idee chiarissime.

Nè abbattimento e nè ricostruzione, ma che significa?

Significa che oggi, caduto l’alibi della vertenza giudiziaria che ha permesso a funzionari comunali, partiti e amministratori di non decidere e di scappare dalle responsabilità, è arrivato il tempo di pianificare le cose da fare. Non è più il tempo di sfogliare il libro dei sogni e del “come sarebbe bello se”. Il tempo del rimando di ogni decisione è scaduto. Oggi, non si possono più pettinare le bambole. Vanno valutate: le risorse realmente esistenti (che potrebbero aggirarsi sui 750 mila euro), quali interventi possono essere sostenibili; quali sono tecnicamente fattibili. E subito si deve decidere. Sono considerazioni ancorate a rigidi parametri di fattibilità. Tutto il resto è fuffa. Dopo sette anni di attesa, di degrado e squallore del cuore del centro cittadino non è più consentito perdere tempo. Siamo a giugno e si continuare ad ipotizzare scenari. Poi ci sarà il break estivo, poi San Michele e infine Natale. Basta perdere tempo.

Ma non è contento che oggi si discute di quello che Barbato affermava quattro anni?

Chi oggi vaneggia e sfoglia la margherita “abbattimento o ricostruzione” è rimasto indietro di quattro anni e deve aggiornarsi. Già nel 2016 ho messo in evidenza che l’unica strada ancora aperta è una «variante un cambio di destinazione d’uso e ad una riqualificazione funzionale» e tutelare l’antico «Sedile dell’Università» (XVI secolo). Queste cose vanno fate subito. Nei prossimi giorni o nelle prossime settimane. Attardarsi su scenari futuribili significa provare un malsano piacere nel perdere tempo e nel danneggiare il territorio.

Parla sempre di danni. Come mai?

Ci sono danni economici procurati su cui l’ente, anche alla luce delle ultime sentenze, deve prendere posizione. Ci sono danni di immagine alla città. Ci sono danni per i disagi, creati ai cittadini e ai dipendenti comunali, stipati nello stabile indecoroso di via San Francesco d’Assisi. Mentre si pettinano le bambole nessuno valuta le ricadute del crollo. E poi ci sono danni, sui cui ho chiesto un parere della Corte dei Conti.

Sta parlando di danno erariale?

Esattamente nell’agosto del 2015 ho chiesto alla Corte dei Conti di valute tutte le vicende collegate al crollo della casa comunale se si configura un danno erariale. E continuo ad essere di questa opinione. Ma per chiudere con i danni bisogna decidere, da subito, cosa fare. Il danno erariale è ben poca cosa rispetto ai danni arrecati all’immagine, alla vivibilità e ai servizi del territorio. Big Ben ha detto stop: bisogna decidere

Redazione