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MADDALONI- E’ il più grande intervento di «risistemazione ambientale e risistemazione morfologica» di sempre. Terre e le rocce di scavo (gestite secondo piani approvati dal Ministero dell’Ambiente) per circa un milione e 300 mila metri cubi sono disponibili per la ricomposizione di siti estrattivi dismessi a partire dal riempimento delle cave tufacee storiche abbandonate (censite quasi 30); per la ricostruzione di pendii di aree di particolare pregio ambientale o monumentale. Si tratta del materiale prodotto dallo scavo delle trincee e dal tracciato dell’Alta Velocità/Alta Capacità Bari-Napoli. Su un intervento, dalle grandi potenzialità economiche aggiuntive per il territorio, ne abbiamo parlato con l’assessore ai lavori pubblici Giuseppe D’Alessandro.

Giuseppe D’Alessandro

La variante alle quote della linea ferrata apre un scenario inaspettato. Si può programmare un piano di recupero paesaggistico e ambientale e la restituzione degli stessi all’originaria vocazione agricola?

La «risistemazione geomorfologica» è auspicabile. Ma in concreto, dopo la comunicazione di Italferr al Comune, l’ente locale nella prossima settimana preparerà un delibera di manifestazione di interesse.

In concreto, cosa significa?

Risponderemo alla richiesta di Italferr di conoscere l’elenco dei siti dismessi pubblici e privati. E poi comincia un confronto tecnico sulla fattibilità del piano che resta una grande opportunità per il territorio.

In che senso?

Per decenni si è parlato di cave tufacee storiche come di un problema e di un incubo (visto gli utilizzi fatti con gli sversamenti abusivi di rifiuti). Adesso, a la situazione è ribaltata: possiamo curare le ferite secolari inferte al territorio con i terreni non contaminati del territorio stesso. E’ chiaro che è un progetto, ma anche una grande opportunità che va pianificata, subito faremo il primo atto amministrativi necessario.

Parlando di ferite storiche, significa che si potrebbe in teoria ipotizzare anche il riempimento della cava sotto il castello?

In teoria assolutamente si. Dico di più: in merito esiste anche uno studio e un progetto. Ma va da se che, parlando di siti privati, possiamo solo fare un esercizio di solo principi. Qualsivoglia intervento andrebbe mediato e valutato con i proprietari. e mi fremo qui. Tornando sul terreno teorico e parlando da architetto sarebbe un fatto eccezionale: sanare la più grave ferita monumentale. paesaggistica e architettonica subita dal nostro territorio dall’800 ad oggi.

Tornando con i piedi per terra, cosa succede?

Succede che il comune farà una manifestazione di interesse e poi si apre una valutazione e una pianificazione con i privati interessati. Anche da questo punto di vista la storia del nostro territorio sta cambiando. In passato, si aprivano buche per estrarre materiali oggi c’è la possibilità di riempire con materiale incontaminato e avviare una ricomposizione ambientale. C’è molto da lavorare.

Redazione