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MADDALONI- Le vie della burocrazia sono infinite. E i tormenti e i disagi di una intera famiglia (padre, madre e due figli) non hanno fine: da ormai quasi tre mesi vivono tagliati fuori dal mondo a causa della chiusura per frana di via Carrarone III tratto. Ad onor del vero, avevamo scritto che per i lavori era quasi tutto pronto. Ed è vero. Tutto pronto: progetti e autorizzazioni. Ma è il quasi (che voleva essere una auspicio scaramantico) si è trasformato in un macigno. Per farla breve: i lavori sono fermi. E se non ci sarà un’accelerazione se ne parlerà a settembre. Una situazione oltremodo disastrosa che mette in ginocchio i residenti e l’intero comparto agricolo. La situazione sta diventando difficile. Senza accesso i residenti sono a corto di carburante agricolo. E se dovessero arrivare le piogge, a settembre, la situazione di venterà disastrosa. A monte dell’inghippo c’è una questione di procedure e di autorizzazioni. L’Arpac non ha approvato l’utilizzo dei terreni (per riporto e riempimento basale) scelti per l’intervento. Secondo una nota ufficiale un “parametro non sarebbe a norma”. Non entriamo nei tecnicismi e ci asteniamo da esprimere giudizi. Ci interessa la ricaduta pratica della faccenda: lavori bloccati e bisognerà ricorrere all’acquisto di terreni riciclati autorizzati. Trodotto: tempi più lunghi (da 10 a 30 giorni) per i lavori e costi almeno raddoppiati. Pertanto una vicenda, che continua a configurarsi come una emergenza, si è trasformata (come nella migliore tradizionale nazionale) in un disputa normativa-burocratica-procedurale e ovviamente finanziaria. Se non fosse che l’ordinanza emessa dal sindaco De Filippo impone tempi certi di intervento. Il disagio è tanto e la pazienza è quasi esaurito: pronta una petizione e una raccolta firme, da inviare a tutti gli organi di controllo e alle forze dell’ordine, per contestare i ritardi nella gestione di quella che era e resta una emergenza frana. fate presto.

Redazione