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MADDALONI- (di Roberto Siconolfi) L’era di grandi cambiamenti legati ai sommovimenti “sovranisti”e “populisti” è un fenomeno internazionale oltre che nazionale. Proprio grazie all’Italia, con le elezioni del 4 marzo 2018 e con le scelte di impatto sulle politiche migratorie del Ministro degli Interni, si è aperta una importante breccia nell’ordine UE. Una breccia che va sviluppata in potenza e in profondità, dal punto di vista istituzionale, politico, economico e culturale.

Roberto Siconolfi

E’ in atto un “cambio di paradigma” delle teorie politiche classiche (superamento della dualità destra/sinistra), e una formulazione di concezioni del mondo adeguate allo spirito dei tempi e alla riscoperta della necessaria e “vera” identità dei popoli d’Europa, a dispetto di quella obsoleta e fittizia dell’Europa della moneta.

Anche la Campania si sta agganciando alla fase populista e sovranista, definizioni generiche ma che iniziano ad averedelle loro differenziazioni.Una fase dalla quale non si tornerà più indietro, essendo la realizzazione oggettiva del movimento storico presente.

E proprio in virtù di ciò è necessario sviluppare provincia per provincia, città per città, zona per zona, una “battaglia per la cultura”, in grado di ridefinire la “coscienza collettiva” dei cittadini delle nostre comunità.

A Maddaloni, in virtù di ciò, abbiamo cominciato un ampio programma di convegni ed eventi, col supporto e la partecipazione del circolo locale della Lega, e di altre forze associative e culturali dell’ambito sovranista e populista (attivisti casertani del Movimento 5 Stelle, Fronte Sovranista Italiano, Laboratorio per l’Alternativa Politico-Culturale, areee politiche che guardano in favore alle teorie del filosofo Aleksandr Dugin, ecc.).

Un programma ben strutturato di convegni e iniziative,che ha toccato e toccherà le principali tematiche della lotta politica odierna, a cominciare dal problema migratorio, per passare a quello dei media e della moneta, e poi ancora ecologia e sport. Un programma che ha visto la partecipazione di numerosi relatori di qualità e di fama internazionale, come il giornalista Giulietto Chiesa.

Con il supporto della libreria “Hamletica”, che resisteculturalmente e socialmente in un territorio pieno di difficoltà, si riesce a diffondere una serie di contenuti critici e propositivi circa la fase in atto, e miranti all’orientamento delle menti e dei cuori dei cittadini delle nostre comunità.

Questa battaglia culturale si fa strada su alcune delle direttive, che sono: il contrasto all’Europa dell’usura e delle burocrazie finanziarie, per la ricostruzione di una vera Europa dei popoli, delle identità e dello spirito; l’opposizione alle politiche di immigrazione incontrollata in difesa dei confini, dei lavoratori europei, oltre che immigrati, e della identità europea, africana e asiatica diluite nella figura del“migrante globale”; la manipolazione mediatica e informativa, che dal mainstream alle accademie, formula giorno per giorno la narrazione del “pensiero unico” dominante, tanto cara alle oligarchie e alla cosiddetta “sinistra”; la lotta per un orientamento in politica estera maggiormente sganciato dalla NATO, dalle scelte di USA, Francia e Germania e più aperto ad Est e alla Russia.

Questa battaglia culturale dal punto di vista locale deve superare le due parti, talvolta complementari e che in un modo o nell’altro si appoggiano alla “struttura di potere” attuale.

Da un lato il filone dell’immigrazionismo dei centri sociali locali; della “cultura del piagnisteo” dei vari residuati bellici della sinistra radicale, che, in maniera definitiva, sono passati armi e bagagli al globalismo ideologico e politico; dei soliti “guru” dell’associazionismo, che hanno bisogno del sistema UE e del potere dei “democratici” per tenere in piedi quello scatolone di clientele, posti di lavoro eraccomandazioni nei vari settori di riferimento (es. lobby dell’anti mafia e servizi sanitari); dei piccoli cantautori locali che urlano ai quattro venti i loro rancori personali assoggettati al politicamente corretto sul modello del jet set internazionale.

Dall’altro lato abbiamo le problematiche più propriamente endogene, quelle dei concerti “neo melodici” per dirne una, che con i loro lamenti gutturali diffondono “pestilenze” e miserie interiori alla comunità, alimentando attraverso“disvalori” malati il clima di abbrutimento comunitario.

C’è il popolo di Gomorra in questi eventi, con tutto il repertorio di latitanti idolatrati, morti di fame arricchiti (sul sangue altrui), e zozzerie antropologiche di ogni risma e inclinazione. Questa musica va “censurata”, bandita dalle nostre comunità e con essa tutto il suo pubblico, l’unico e vero nemico del meridione – altro che piemontesi e leghisti. Un pubblico che va quantomeno “ostracizzato” dalle nostre città, e ricacciato nel sottobosco del vivere civile.

L’impegno che abbiamo di fronte è dunque una battaglia di lunga durata. Una battaglia però diversa, “metapolitica”, mirante all’elevazione della cultura e dello spirito della nostra cittadinanza.

Solo su queste basi si può costruire una vera convivenza, fondata su “valori condivisi”, grazie ai quali potersi sentire italiani ed europei.

Redazione