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MADDALONI- Il dissequestro dietro l’angolo dopo 5 anni di attesa. E’ un’altra emergenza ambientale dimenticata: su richiesta del Comune di Maddaloni, dell’Arpac e dalla Regione Campania si procede ad analizzare le acque dei 40 pozzi irrigui, distribuiti su 61 ettari a monte e valle dell’ex Cava Monti. E’ un altro passo in avanti della caratterizzazione chimico-fisica integrativa del sito. E’ in gioco la revoca di un’ordinanza di divieto di emungimento delle acque di falda per uso irriguo e quella di coltivazione e vendita di prodotto agricoli entro un raggio di 500 metri dalle fumarole presenti sul corpo della discarica incontrollata. Le verifiche si sono rese necessarie a seguito dei risultati meno allarmanti sul grado di contaminazione delle acque accumulate sul fondo dell’ex Cava Monti. Dopo i prelievi e le analisi, sulle acque di fondo è emerso l’assenza di concentrazioni significativamente anomale di manganese, fluoruri e nitrati. Per questo si ipotizza, a cinque anni dallo stop, che anche la prima falda superficiale potrebbe non essere pi contaminata. E i valori, come è accaduto a Caivano, cioè le concentrazioni alte di manganese e ferro siano collegate direttamente alla natura vulcanica dei suoli. Valori naturali di fondo mai stimati dalla Regione Campania. Intatao, oggi, si terrà l’ennesimo tavolo tecnico che farà il punto sui nuovi dati acquisiti dalla nuova distribuzione dei carotaggi, dalla prospezione nell’area di rampa e sul corpo dei rifiuti sepolti. Anche da questi scaturirà il progetto esecutivo (finanziato con 15 milioni di euro), per la messa in sicurezza oppure bonifica integrale del sito.

Redazione