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di Luigi Ottobre

Una stagione piena di errori, nessuno è esente da colpe: è tempo di resa dei conti

Napoli ancora senza vittorie dopo lo 0-0 di ieri contro il Genoa, per giunta in un match in cui era tanto attesa la reazione veemente di un gruppo che si è preso il lusso di interrompere senza permesso il ritiro voluto dalla società. Invece quanto messo in campo dagli azzurri è stato pietoso come tutto lo spettacolo andato in scena negli ultimi giorni. Non che i partenopei non ci abbiano provato, ma quando la mente è altrove, prigioniera di paure e tensioni il corpo non risponde e di conseguenza la fiducia e la convinzione vengono a scomparire. Non c’è mai stata la sensazione che si potesse alla fine aver la meglio sul Grifone quartultimo in classifica che ha anche rischiato di portar via dal San Paolo i 3 punti.

La situazione attuale del Napoli – dalla quale non si vede via d’uscita – ha un suo perché: è figlia di una serie di errori commessi a monte che poi si sono riversati a valle senza incontrare ostacoli. Anzi, a quelli iniziali si è aggiunta la sciagurata idea di ammutinamento di martedì sera dopo la sfida col Salisburgo che ora pone i giocatori come i primi colpevoli a salire sul banco degli imputati, soprattutto se incapaci di reagire e di dimostrare di non essere nel torto. Sono diventati prigionieri della loro rivolta.

Ma i problemi partono da lontano, a Dimaro questa estate, quando Carlo Ancelotti ha incentrato tutto il suo lavoro sul 4-2-3-1 in attesa di quel James Rodriguez che avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di trequartista

Il colombiano alla fine non è arrivato: tuttavia il tecnico ha continuato per la sua strada prima di accorgersi che il Napoli faceva acqua da tutte le parti – 7 gol subiti in 2 partite -, cosa che ha spinto Ancelotti a ritornare al 4-4-2. Un passo indietro, un ritorno all’anno precedente che ha minato le certezze acquisite nel corso del ritiro in Trentino. Convinzioni che non sono state più ritrovate anche a causa di un esasperato turn over che ha impedito la crescita delle prestazioni dei giocatori – dovuta a una mancanza di continuità – e il consolidamento degli automatismi tattici necessari per i calciatori azzurri da sempre abituati a seguire uno spartito di gioco.

LE COLPE DELLA SOCIETÀ – Vero è che ha provato fin dove è stato possibile a portare in azzurro giocatori del calibro di Rodriguez e Icardi, ma il troppo tempo speso dietro al madrileno e all’ex interista ha impedito di completare una rosa che oggi è priva di un bomber spietato in area di rigore, di un vice Allan e di un regista. Senza dimenticare l’errore di valutazione commesso su Ghoulam: il franco-algerino è oramai un desaparecidos, non si conoscono le cause delle sue mancate convocazioni e del suo mancato impiego e la sua assenza costringe Ancelotti a trovare soluzioni forzate.

È evidente che a questo punto serve una svolta: la tanto attesa reazione della squadra non c’è stata e se neanche quanto è successo negli ultimi giorni non è servito a dare la scossa l’unica via percorribile sembra essere un cambio della guida tecnica. Del resto la debolezza di Ancelotti si è resa palese nel momento in cui non è riuscito a convincere la squadra a rispettare il volere della società. In questo momento il 4° posto dista due punti ma mancano all’appello le gare di oggi. Anche l’accesso alla prossima Europa League potrebbe essere messa a rischio. Da domani il campionato lascerà spazio alle Nazionali impegnate nelle ultime gare di qualificazione a Euro 2020 per poi tornare il 23 novembre. Quindici giorni di riflessione in cui capire il da farsi.

Luigi Ottobre