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MADDALONI- Ospedale e non solo. I problemi della sanità territoriale sono ignorati, tenuti e taciuti. E’ il caso del Sert, uno dei servizi socialmente più utili e sensibili, che mai ha benefiociato dell’attenzione dei movimenti politici locali. Dopo anni di battaglia contro lo smantellamento e l’allocazione in un’ala indipendente dell’ospedale di Maddaloni, l’emergenza ritorna sotto forma di grave carenza di personale. L’on. Antonio Del Monaco (M5S) ha condotto l’ennesima personale verifica sulla gestione dei servizi per i tossicodipendenti e alcolisti.

Antonio Del Monaco

E’ la solita storia di mancanza di personale per un servizio essenziale?

Qualcosa di più grave. Al Sert che eroga prestazioni all’utenza proveniente da Maddaloni, San Felice a Cancello, Santa Maria a Vico, Arienzo, Cervino e Valle di Maddaloni la penuria numerica degli operatori è giunta al punto di non ritorno. In concreto, sono in servizio solo quattro unità. Tra queste un solo infermiere in turno, un  responsabile del servizio e un caposala.

Che tradotto in termini di servizi giornalieri significa?

Significa che non si può garantire l’apertura pomeridiana in alcun modo ma solo quella mattutina. E stiamo parlando di oltre 600 utenti in carico a cui si vanno sommate le prestazioni tutt’altro che trascurabili dedicate al carcere di Arienzo e alla comunità di recupero «Leo Amici» di valle di Maddaloni. Basterebbe questo per far scattare l’allarme rosso.

E invece?

E invece, chi vive nei bassifondi della sanità pubblica non esiste. Questa, che è già una società che emargina e rimuove i disagio in tutte le sue forme, non vede e non vuol vedere chi il disagio, per mille motivi e mille percorsi esistenziali, lo vive sulla propria pelle o del nucleo familiare di appartenenza.

Ma la spesa in carico delle dipendenze è una missione del sistema sanitario nazionale…

Appunto. E proprio per questo è inammissibile che non ci sia una apertura pomeridiana, necessaria per incontrare i bisogno dei pazienti. Non si può immaginare come si possa arginare la crescente tipologia di dipendenze e alle problematiche delle loro famiglie, persino senza l’essenziale ausilio di uno psicoterapeuta e di un assistente sociale. Così, oltre a non poter erogare al meglio gli interventi psicologici, psicoterapici, pedagogici e sociali, per carenza di infermieri professionali non possono essere erogate terapie sostitutive.

E quindi che si fa?

Si rompe il muro di silenzio e di colpevole assenteismo. In concreto, il caso che è stato posto all’attenzione di Ferdinando Russo. All’attenzione del direttore generale c’è la richiesta, documentata, di «potenziare la sanità preventiva e di prossimità sul territorio». Non solo principi. I servizi essenziali non sono garantiti e ci vogliono operatori. La nostra è una battaglia non per la sopravvivenza del presidio sanitario ma per il potenziamento. Da qui, il pressing per uno «sforzo aziendale di riorganizzare e rilanciare tutta la rete territoriale, che è la vera frontiera sanitaria e la prima linea operativa contro il disagio,  in tutta la provincia di Caserta.

Redazione