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 Peppe Razzano (Pd) inaugura il «cantiere delle idee». E a detta del legittimo candidato a sindaco del centrosinistra (in quanto vincitore delle recenti primarie) si «vuole aprire una nuova stagione per il nostro comune». L’appuntamento è per domenica cinque marzo 2017 alle 11 presso il «Castello». Ma il pensiero non può non andare a una ben altra fulgida domenica: quella del 5 marzo 2010. Allora, presso il teatro Alambra, l’«ora fatale del rinnovamento batteva sul quadrante della storia maddalonese». Sarà colpa del destino cinico e baro: ma siamo al cospetto di corsi e ricorsi della storia alla rovescia. Allora, il Pd aveva la «rogna politica»: era la causa di tutti i mali che avevano sprofondato la città nella disperazione. E i suoi militanti? Poco più che dei «cani rognosi» da additare al pubblico ludibrio. Dall’altra parte, sul palco dell’Alambra (avviato alla distruzione, da lì a poco, proprio dalle scelte amministrative del centrodestra), si presentava alla città il «sole dell’avvenire». Insieme al candidato a sindaco Antonio Cerreto sferzavano l’uditorio il rinnovamento fatto persona: il segretario cittadino (oggi commissario dimissionario sempre dell’Udc) nonché democristianissimo prof. Angelo Santonastaso, il maresciallo della politica locale alias Nino Di Lillo (a capo della solita listarella di destra), ma anche l’ingegnere Ciro Izzo, l’avvocato Peppe Siconolfi e il presentatore dei sindaci Ugo Tramontano. Nel foyer dell’Alambra che fu, c’era niente di meno che lui: Andrea De Filippo, stratega indiscusso del Pdl di ispirazione cosentiniana. Fu una domenica dove il bene combattè e sconfisse il male: allora tutti scappavano dal Pd. Oggi, gli stessi che appoggiavano, fiancheggiavano, aiutavano,  Cerreto (prima nella raccolta di firme per sciogliere il consiglio comunale e mandare a casa Farina, poi nella campagna elettorale e poi nei buoni uffici mediatici e amministrativi) sono gli stessi che fanno la fila per tesserarsi al Pd, non più appestato, e fanno a gara per dimenticare gli antichi rapporti con Cerreto. Anche allora c’erano nel Pd gli scissionisti. Non erano ancora «Democratici» ma si erano fatti democristiani. Infatti, una buona fetta di quel Pd (Lombardiano-Pascarelliano), con molta disinvoltura, era traslocato nelle fila dell’Udc. Lo scudo crociato infatti risultò il primo partito, tranne sciogliersi come neve al sole appena sei mesi dopo.  Quel sole che stava nascendo avrebbe visto naufragare pure platealmente l’asse di ferro Cerreto-De Filippo, su cui si poggiava la lotta contro il Pd malefico. Poi sarebbe naufragata pure la maggioranza uscita dalle urne rimpiazzata con la solita transumanza degli eletti all’opposizione. Così, come Farina (sindaco del Pd del male) andò a casa a Capodanno, Cerreto andò a casa a Natale 2012. La città invece andò all’inferno con un ben dissesto finanziario. Perchè raccontiamo questa storia di rinascita millantata? Per dimostrare come a Maddaloni il cambio di casacca, il cambio di schieramento, la transumanza tra i partiti e il cambio bandiera è l’unica regola politica veramente rispettata. E apprezzata.  Ma di quella stagione politica vanno ricordati i due astri indiscussi del rinnovamento della politica locale. I due giovani più votati nel Pdl: l’ingegnere Rosa De Lucia che diventerà assessore e l’astro nascente per antonomasia, nonché assessore fedelissimo di Cerreto, Gigi Bove prima capogruppo consiliare e poi assessore all’ambiente. Ecco senza addentrarci in due anni catastrofici (Alambra, abbattimento della casa comunale, gestione dei rifiuti, disastro dissesto) ci sorprende come disinvoltamente gli stessi protagonisti di allora, dopo appena sette anni, abbiano dimenticato dopo essersi aspramente combattuti tra di loro. Anzi oggi si ripropongono alla città, dopo aver governato, amministrato, fatto politica e votato bilanci inaccettabili sciorinando ricette, rinnovamento e inneggiando alla discontinuità. Siamo alla schizofrenia politica: ma si può invocare la scissione da se stessi? La discontinuità rispetto alla propria storia? Invocare l’oblio per eventi dell’altro ieri? E presentarsi come paladini degli interessi dei cittadini, dopo aver portato al dissesto che pesa come un macigno sulle spalle sui portafogli dei maddalonesi? Ecco perché qualcuno per dimenticare fotografa buche. Qualcun altro si fa la tessera del Pd per rifarsi la verginità mai avuta. E qualcun altro ancora si presenta come ispiratore di liste civiche fotocopia. Per i gattopardi della politica locale «tutto muta e nulla cambia».
bocchetti