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Forse mai come stavolta, i dipendenti della Cementir temono la fine.
I dieci licenziamenti proposti e la non prosecuzione dell’attività estrattiva del gruppo di Caltagirone, sono preoccupazioni che attanagliano l’intera azienda. Ne parliamo con Salvatore Nappo, dipendente del Gruppo Cementir:
E’ cominciata la parabola industriale discendente?
“A Maddaloni, l’azienda ripropone di nuovo i 10 licenziamenti: sono gli stessi licenziamenti proposti al MISE lo scorso Dicembre. Il problme veramente preoccupante, per lo stabilimento di Maddaloni, non sono tanto i 10 licenziamenti proposti ma la prosecuzione dell’attività di estrazione, autorizzata dalla legge, fino al 31 Luglio 2017.
E quindi?
La storia di una fabbrica come la nostra non si è conclusa perchè abbiamo altri 2,5 anni di lavoro per estrarre quello che la legge ci ha concesso. Pertanto, chiediamo sostegno alla città, alla politica regionale cui spetta l’approvazione del DDL regionale di proroga per finire il programma di escavazione. Questa città se perde altri 150-170  posti di lavoro muore definitivamente.
Ma il problema delle proroghe non è solo maddalonese ma regionale. Giusto?
Giusto. E’ una questione campana. Ma la politica del ping ping fra commissioni regionali non la tollereremo: non si gioca sulla pelle dei lavoratori. E’ questa la nostra posizione, e di altri quattro mila deddetti in tutta la la Campania. Si tratta di attività estrattive con concessioni approvate ma con i progetti in scadenza temporale.
Quindi servono proroghe per i volumi da estrarre autiorizzat?
Chiediamo solo quello che la legge ci ha concesso: ossia chiediamo di poter continuare a portare lo stipendio a casa. In questa vicenda, il PD ha una grossa responsabilità visto che le due presidenze della 4° e 7° commissione regionale sono proprio in capo al PD. Se non si decide abbiate io coraggio di dire che dobbiamo morire grazie alla vostra demagogia elettorale. Tra l’altro, le elezioni sono finite, e avete vinte e giunto il momento di tutelare i lavoratori di tutto il comparto.
In concreto cosa chiedete?
Allora, quattro mila addetti che con l’indotto arrivano ad otto mila, sono in attesa di essere ricevuti dal vice presidente della giunta regionale quale proponente dell DDL di proroga datato 2/12/2015 che al momento giace disatteso grazie alla strafottenza più  totale di una politica sorda alle  istanze di centinaia di lavoratori che vogliono solo   difendere il  diritto al lavoro. Se la situazione dovesse rimanere così possiamo affermare, cenza tema di essere smentiti che “caro Pd non hai fallito ma sei fallito”.
Insomma, il problema industriale è un problema politico? Non è un pò semplicistico?
La politica serve quando si fa carico dei più deboli. La  vertenza del DDL di proroga delle attività di estrazione del comparto cave e cemento della Campania non è una cosa su cui fare melina e buttare il gatto  nel giardino del vicino. La vicenda dello stabilimento Cementir di Maddaloni si interseca in questa vertenza che assume, come è di fatto, un carattere regionale. Attendiamo che il  vicepresidente della giunta ci riceva così come   si era reso disponibile a portare in consiglio regionale il DDL   di proroga, che ripetiamo non significa aprire  nuovi buchi e nuovi fronti di estrazione ma significa poter continuare a lavorare su quello che la legge ha concesso nel 2015 non solo a Cementir ma a tutte le attività estrattive della regione.
Insomma, volete la proroga?
Vogliamo quello che ci spetta per legge, visto tutte le scadenze temporale dei progetti autorizzati. Sarebbe un paradosso che il governo regionale, proponente il DDL di proroga, sia ostaggio di un ping pong tra “politici” ed “ambientalisti”, senza se e senza ma, che giocano sulla pelle di migliaia di lavoratori e famiglie campane. Il lavoro è un diritto come lo è l’ambiente, siamo i primi a ribadirlo con forza, ma farlo senza criterio oggettivo è puro elettoralismo ad ogni costo. Noi non giochiamo: sul lavoro e sul rispetto delle normative ambientali non si scherza. Ed é in ballo il futuro di migliaia di lavoratori che non consentiranno una macelleria sociale in una regione che già di per se ha già un presente, in termini di lavoro, precario ed un futuro ancora più nero non lo consentiremo.
Quindi?
Siamo fiduciosi che la politica ed il governo regionale si prenda le sue responsabilità. E suo dovere difendere il lavoro; altrimenti è aria fritta. E coloro che non lo hanno capito o fanno finta di non capire sono solo megalomani e “ambientalisti” col culo degli altri. La vertenza è in corso, sappiamo che è difficile ma, se tutti dimostreranno senso di responsabilità allora la politica ha un senso. Altrimenti si scade nella politica dei soliti pagliacci che recitano a soggetto e a seconda delle opportunità del momento”.
bocchetti