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Il ministro Spadafora: “Difficile che la Serie A possa riprendere il 3 maggio. Stagione finita? La scelta finale spetterà alla FIGC”

La Serie A ai tempi del Coronavirus si caratterizza per la mancanza di unità d’intenti. Da un lato i club che hanno l’intenzione di finire a tutti i costi la stagione, e per farlo sono disposti anche a giocare d’estate; dall’altro le società che considerano il campionato più che andato. Una situazione quest’ultima che comporterebbe la mancata assegnazione dello scudetto e il congelamento della classifica attuale. Uno scenario che favorirebbe alcuni (le squadre in lotta per non retrocedere) e andrebbe a svantaggio di altri (la Lazio, ad esempio, in lotta per lo scudetto o le squadre di Serie B che perderebbero l’occasione di conquistare la promozione).

Il che ha spinto qualcuno ad ipotizzare la prossima annata di Serie A a 22 squadre – con due club che salirebbero dalla B. Idea già scartata dal presidente della FIGC Gravina: “Una Serie A a 22 squadre sarebbe un campionato ingestibile, mi sembra poco percorribile”, le parole del numero 1 della Federcalcio. “Il prossimo campionato probabilmente partirà già in ritardo e dovrà comunque finire a maggio 2021 per l’Europeo. Mi apparirebbe cosa schizofrenica avere l’esigenza di giocare meno partite e fare una A con 22 squadre. Sarebbe un campionato ingestibile”.

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QUANDO RIPARTE LA SERIE A?

Oltre alla Serie A sono ancora in ballo i campionati delle serie minori e quelli delle altre nazioni. Ecco perché dopo la riunione di ieri dell’European League è stata ribadita l’esigenza di far partire contemporaneamente i 12 campionati in cui ci sono squadre ancora in corsa per la Champions e l’Europa League, per non dare vantaggi – soprattutto di forma fisica – a nessuna delle partecipanti. Intanto si fa largo l’idea di una ripresa delle diverse competizioni a giugno. Ad affermarlo il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora: “Difficile che la Serie A possa riprendere il 3 maggio. Stagione finita? La scelta finale spetterà alla FIGC. Se il calcio deciderà di posticipare tutto all’estate, questo ricade nell’autonomia dello sport: a oggi la situazione è complicata e il calcio ci ha messo un po’ di tempo in più degli altri a capire l’emergenza”.

LE DUE IPOTESI E LA DEADLINE – Con la premessa che il calcio riparta ad inizio giugno, due sono i possibili scenari. Varare un calendario che alterni i match dei campionati nel week end e le partite di coppa in settimana – come fatto finora; concentrare dai primi di giugno a metà luglio le gare di campionato e riservare il resto dell’estate alle competizioni europee. In questo caso la finale di Champions si disputerebbe dopo Ferragosto. Sarebbero concessi circa 10 giorni di pausa per ripartire il 12 settembre con la nuova stagione, da concludere entro il primo giugno 2021. La prossima estate infatti ci saranno gli europei, spostati – come i Giochi Olimpici – all’anno venturo.

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Ovviamente le vari soluzioni dovranno fare i conti con l’andamento dell’emergenza Coronavirus e, dovendo pensare anche alla prossima stagione calcistica, è stata fissata una data limite oltre la quale si considererà quest’annata conclusa se la pandemia non dovrebbe essere ancora superata. Ecco perché si attenderà fino al 10 giugno: in tal caso però, sarà necessario modificare il format delle coppe europee, introducendo le final eight o le final four.

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FIGC, LE RICHIESTE AL GOVERNO

L’ultimo incontro tra il presidente della Federcalcio, quelli delle varie Leghe (Serie A, B, Lega Pro, Dilettanti) e i rappresentanti di allenatori, giocatori e arbitri, ha portato alla formulazione delle richieste al Governo da parte della FIGC. Lo stop ai campionati a causa dell’emergenza Coronavirus ha prodotto danni economici anche al sistema calcio.

Quattro le richieste urgenti che saranno recapitate al Ministro Spadafora: il riconoscimento dello stato di crisi del settore calcistico per cause di forza maggiore; la proroga delle concessioni d’uso degli impianti sportivi e la sospensione del pagamento dei canoni di affitto e concessioni; il differimento delle scadenze fiscali, contributive e assicurative; l’estensione della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà ai lavoratori non sportivi, e anche per i lavoratori sportivi di B e C, fino ad un massimo di 50 mila euro lordi. 

Si tratta di una prima parte di aiuti: ad aprile verranno formulate altre richieste, come quella della creazione di un fondo salva calcio in grado di aiutare finanziariamente le società in crisi di liquidità.

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Luigi Ottobre