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Continua il viaggio di Giornale News tra gli operatori della ristorazione in occasione della riapertura (molto a singhiozzo) dei locali avvenuta il 27 aprile (orario ridotto e solo consegna a domicilio). In questi giorni abbiamo voluto intercettare le opinioni di importanti ed esperti addetti ai lavori sulle novità previste dal decretano che precedono la cosiddetta “fase 2” prevista per il prossimo 1° giugno. La nostra piccola inchiesta ha messo in risalto solo perplessità e malumore. C’è chi all’ultimo momento ha deciso non aprire le serrande, come la storica Pasticceria “Lombardi” (LEGGI IL SERVIZIO), chi chiede un serio tavolo di trattativa con Confesercenti e Regione come Gaetano Ciontoli di “BarbeQ” Caserta (LEGGI IL SERVIZIO), chi ha deciso di guardare il bicchiere mezzo pieno come Filippo Suppa del “Lithium” che, pur non nascondendo dubbi per il futuro, ha voluto riprendere il servizio attraverso il delivery (LEGGI IL SERVIZIO).

In materia di comprovata esperienza e conoscenza a 360 gradi del settore c’è sicuramente anche Alessandro Gegnoso, titolare del “Felicia Caffè” sito in via Matilde Serao a Maddaloni. Un bar che proprio ad inizio giugno spegne la prima candelina, anche se Alessandro immaginava sicuramente un compleanno diverso. Gegnoso, nativo di San Felice a Cancello, venticinque anni di attività, è sbarcato a Maddaloni dopo una carriera da globetrotter: prima all’estero dove tutti lo hanno apprezzato per le sue doti da bartender che hanno fatto innamorare i clienti a colpi di esclusivi cocktail, poi, al ritorno in Italia, altre piazze importanti ed esigenti come l’hinterland napoletano e Caserta. Senza dimenticare la partecipazione al gameshow di Real Time sul mondo dei bartender che ha visto Alessandro rappresentare la Campania. A giugno 2019 la nascita del “Felicia Caffè” che, in poco tempo, ha saputo conquistare un pubblico eterogeneo: dalla colazione del mattino, fino all’incontro di lavoro, passando per l’aperitivo con gli amici, i cocktail per ogni occasione e i momenti accompagnati da live music. Il 27 aprile il “Felicia Caffè” non ha riaperto i battenti. Una decisione maturata dopo tante riflessioni accompagnate anche dall’analisi dei costi. “Aprire solo per mezza giornata con nuove voci di spesa come sanificazione ed igienizzazione è quasi un suicidio. Sette ore di lavoro – afferma Gegnoso – che servono solo ad una cosa: snaturare il senso, la storia, il significato del termine BAR”, da sempre luogo di incontro, aggregazione, spensieratezza e relax. Con queste regole sembra che il cliente non lo si può nemmeno salutare dall’esterno.  Il servizio Bar e la consegna a domicilio sono due elementi che non si sposano bene tra loro. La consegna esterna è un “extra” che si offre soprattutto andando nei luoghi di lavoro ma, quante persone possono chiamare per farsi portare cornetto e cappuccino a casa? Quello che non riesco a comprendere è proprio questo: il cliente non può venire nel mio locale sanificato e controllato, però io posso andare a casa sua. Siamo sicuri che l’eventuale contagio si combatte così?

  • Altre cose che ritenete ingiuste?

I tempi. I tempi che sono scanditi dai numeri che non sbagliano mai. Si può stare anche mezz’ora all’interno di un supermercato, andare al banco salumeria, prendere la spesa, ordinare pane e carne all’operatore, avere rapporti con la cassa ma, non è possibile fare una colazione all’interno di un bar che al massimo dura cinque minuti? Aprire un bar in queste condizioni non riesco proprio a concepirlo”.

  • Intanto la riapertura totale è slittata al primo giugno. Questo è quanto ha detto il Premier Conte domenica sera…

Questa potrebbe essere la meno peggio delle notizie. Un altro mese di serrande abbassate poteva essere messo pure in previsione. Come stanno dicendo in molti, si risparmia di più restando chiusi. La nostra paura si chiama futuro. Cosa ci aspetta il primo giugno? I posti del mio gazebo esterno saranno ridotti del 50%, giusto? L’affluenza interna non potrà più essere la stessa, il distanziamento sociale diventerà il nostro incubo? Per carità – continua il titolare del “Felicia Caffè” – c’è un virus da combattere e tutti vogliamo vivere ma, al Governo stanno capendo che bar e ristoranti rischiano di finire sotto le macerie di numeri impietosi? Sono convinto di una cosa: quando si ripartirà, sarà per tutti l’Anno Zero, anche per quelli con esperienza trentennale. Sarà come scoprire un nuovo mondo…

Alessandro Gegnoso del Felicia Caffè (Maddaloni)
  • Due mesi di chiusura: cosa ti è mancato del tuo lavoro?

Mi è mancato tutto semplicemente perché il mio non è un lavoro ma una passione e quando non puoi dare sfogo alla tua passione soffri due volte. Mi sono mancati i clienti affezionati, le facce con le quali condividi le tue giornate e mi sono mancati anche i clienti più pignoli e meno simpatici tipo quelli che chiedono un caffè lungo in tazza di vetro, schiumato freddo con mezza bustina di zucchero ed acqua a temperatura ambiente. Ho nostalgia anche di loro…”  

Vincenzo Lombardi