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Pubblichiamo le riflessioni dell’on.Antonio Del Monaco sul “caso Moro” sui misteri e gli interrogativi sul rapimento e la morte di Aldo Moro.

Agnelli sacrificali: non dimentichiamo la verità

Ieri, 9 maggio, la memoria ci ha riportati a quel triste giorno in cui fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro in via Caetani.
Allora dissero che fu fatto l’impossibile per superare quel momento di buio, di puro terrore, che gli organi dello Stato collaborarono…ma la verità è altra.
Moro fu immolato, lasciato alla sua terribile e ingiusta morte… Moro fu lasciato solo dalle istituzioni, dalla Chiesa addirittura! Fu fatto poco e niente.
Il pomeriggio prima del triste giorno fu annullato l’ordine di scarcerazione dai servizi segreti, improvvisamente. Il presidente del Consiglio dei ministri era allora Andreotti e colui che doveva coordinare la scarcerazione era il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, altra vittima sacrificale, altro agnello da immolare. Perché non parlare della verità dei fatti? Dei gravissimi misfatti di Andreotti e Cossiga coi servizi segreti (e non solo)? Le Brigate Rosse non avevano intenzione di uccidere Moro, ma a qualcun altro faceva comodo la sua morte.
Dopo qualche anno fu rapito un assessore regionale dalle stesse B.R. e fu liberato: lo Stato riuscì a farlo liberare; persino un patto con la camorra fu sancito per salvarlo. Due pesi due misure.
Quanto a Cossiga, mi chiedo perché si prodigò tanto a dare una sua
autovettura al gen. dalla Chiesa e alla sua scorta: un’auto sprovvista di documenti, con un cofano pieno di targhe italiane e straniere da dover cambiare di tanto in tanto; un’auto, però, con un telefono di bordo. Forse più che proteggere Carlo Alberto dalla Chiesa, il vero scopo era controllarlo.
Un pentito mi disse che Andreotti parlando con Cossiga, in riferimento a
dalla Chiesa, pronunciò testuali parole: “Mandiamo quel cretino a Palermo!” … Cosa accadde poi si sa.

Redazione