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MADDALONI- In fila, in coda, in attesa lungo le scale per essere ammessi all’Ufficio tributi, al ruolo acqua, all’anagrafe, ai servizi dello Stato civile. Così dalle prime ore del mattino. Disagi al tempo del Coronavirus? Sembrerebbe invece, vista da vicino, una storia di ordinaria disorganizzazione (l’ennesima come da lunga e indiscutibile tradizione) del comune di Maddaloni. Gli accessi sono contingentati e le misure di prevenzione sono ancora più rigide nei luoghi chiusi. D’accordo, ma le distanze sono rispettate? Si riesce ad evitare le condizioni predisponenti all’assembramento quelle che, a furor di popolo, hanno fatto alzare in volo persino i droni? E ora, dopo i proclami, si creano inspiegabili colli di bottiglia e strozzature. C’è un problema di regole e soprattutto di buon senso. Per accedere al secondo piano della casa comunale temporanea di via San Francesco d’Assisi si può comodamente passare da piazza don Salvatore D’Angelo. Accesso senza barriere architettoniche che permette di usufruire dell’ampio spazio (anfiteatro della villa) e persino di un comodo muretto su cui sostare in attesa del proprio turno. C’è spazio a sufficienza per il distanziamento di moltissime persone. E invece? Invece si preferisce la coda, la fila in piedi sulle scale e il disagio per tutti. E’ l’eterna storia di un ente locale che continua a mostrare il suo volto tutt’altro che amichevole e accogliente quando deve erogare i servizi. Insomma, i maddalonesi forse meriterebbero di essere trattati da cittadini e non da sudditi.

Redazione