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MADDALONI- Se il lavoro significa dignità, i gestori delle sale gioco purtroppo l’hanno persa da oltre tre mesi. E hanno perso tre volte: il lavoro, l’attenzione da parte del Governo e delle Regioni e pure la speranza di conoscere almeno una ipotetica data di riapertura. La situazione è socialmente insostenibile e umanamente paradossale: il gioco legale garantisce lauti incassi allo Stato e pure un servizio di legalità strappando ala criminalità organizzata un mondo sommerso. Un lavoro importante, ma i sui lavoratori sono considerati di serie B. I numeri destano impressione: “Chiusi dall’ 8 marzo e ad ora siamo l’unica categoria che non abbiamo una data precisa per la riapertura”. E’ questo lo slogan della protesta pacifica che si leverà venerdì 22 alle 11 nelle maggiori piazze d’Italia. E anche Maddaloni non fa eccezione. Le ragioni sono state sinteticamente divulgate: “Protestiamo per la riapertura e contro una nuova tassa come si evince dal nuovo dpcm del presidente Conte. Venerdì, scenderemo in piazza per far valere i nostri diritti lavorativi. Sebbene il stato oggi ci sta reputando come lavoratori d serie B, anche noi abbiamo famiglie da sfamare”. Più chiaro di così, non si può. E poi c’è una ricaduta socialmente molto rilevante che non può essere ignorata: il gioco legale nelle casse dello stato circa 12 miliardi. La chiusura dà spazio alle organizzazioni criminali e al gioco non autorizzato. La protesta nazionale può essere sintetizzata così: “Se noi perdiamo, vince la criminilità”. Gianmaria Chiodo, presidente nazionale C.N.I. non le manda a dire: “Ci vediamo purtroppo per l’ennesima volta costretti a scendere in piazza, non ci sono ancora certezze sulle ripartenze dell’intero comparto del gioco lecito, Come se il corona virus facesse distinzioni tra chi gioca e chi beve un caffè!“.

E poi affonda il colpo: “Siamo stati considerati lavoratori di serie B. Ma solo sui diritti perché il comparto dei giochi è stato oggetto di menzione. Già siamo stati menzionati per un aumento del 0,50% per il comparto del betting“.

Presi in considerazione solo per fare cassa. Il presidente nazionale così conclude: “Siamo ITALIANI, e i nostri dipendenti sono alla pari degli altri settori. Paghiamo le tasse, molte tasse ma abbiamo un trattamento che rasenta il razzismo professionale.Siamo professionisti e se vi fermaste a chiedere come possiamo contrastare il pericolo dei contagi e con che forme di prevenzione, vi accorgereste che siamo molto più organizzati e attenti e soprattutto pronti con mezzi di assoluta prevenzione e distanziamento sociale. Siamo la terza entrata erariale dello stato. Si facciamo gioco ma gioco legale come sono legali alcool e tabacchi. NON CI STIAMO A FARE DA CAPRO ESPIATORIO RIEMPIENDO LE CASSE DELLO STATO!

Attività ancora con serrande abbassate


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Redazione