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Rubina venne la prima volta allo sportello per il reddito nell’estate 2019, abitava ancora a Santa Maria Capua Vetere.
Non venne sola, il figlio la accompagnava, era uno dei momenti in cui era a Caserta con lei.
Da allora la sostenemmo per alcuni mesi su alcune richieste che ci fece, riguardanti per lo più la casa, e imparammo a conoscere la sua intelligenza, la sua determinazione e la sua indignazione per come le persone in difficoltà vengano schiacciate senza alcuna pietà. Lo provava sulla sua pelle.
La notizia della sua morte ci ha sconvolto, ma vogliamo dire una cosa in modo netto. Le persone che vengono allo Sportello Reddito e che beneficiano delle nostre attività sono PERSONE REALI, IN CARNE E OSSA, con le loro fragilità e contraddizioni, con il proprio carico di esperienza e di amarezza, di delusione e rabbia per le ingiustizie che magari molti non sanno elaborare, ma che hanno vissuto sulla loro pelle per anni.
Perciò, alle istituzioni che oggi piangono questo orrendo delitto gridiamo: QUANDO CHIUDETE GLI SPAZI SOCIALI, AVETE SBATTUTO LE PORTE IN FACCIA A RUBINA E A TANTI COME LEI.
La spaccatura che state creando in questa città con il mondo del volontariato ricade innanzitutto sulle persone più fragili, come Rubina e il figlio che l’ha uccisa.
Quando fate i vostri calcoli se sia conveniente o meno fare uno sforzo per dare dignità al sociale, lo state facendo sulla pelle di gente che vive piccoli drammi, che a volte diventano giganteschi.
Da quando abbiamo conosciuto Rubina, gli spazi sociali a Caserta sono solo scomparsi e non aumentati.
L’assenza di punti di riferimento non può che rendere le persone più spaesate, disorientate, più sole.
Perciò non ci fermiamo.
Perciò diciamo a chi oggi versa lacrime nel suo ruolo istituzionale che ha la possibilità di fare molto di più che piangere le tragedie.
Andremo avanti Rubina, perché il tuo ricordo ci rende più forti, più instancabili, più determinati che mai.

Redazione