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CASERTA- (di Amelia Ziccardi) Riprendo l’articolo pubblicato il 7 giugno u.s. relativo alla destinazione  delle cattedre “quota 100” alle immissioni in ruolo, cattedre da tenere distinte dai normali pensionamenti per anzianità, per ribadire che la necessità di fare una debita distinzione è suffragata  da  due decreti monocratici del Tar Lazio (3053/2020 e 3165/2020) , che accolgono, sulla scia dell’Ordinanza Cautelare del Consiglio di Stato n. 3722/2019, le richieste dei ricorrenti in merito alla necessità di dare prevalenza alla mobilità interprovinciale rispetto alle nuove assunzioni.

 Tale principio, del resto, è chiaramente affermato nel Testo Unico dell’Istruzione, che all’art. 470 co. 1 così si esprime “specifici accordi contrattuali tra le organizzazioni sindacali ed il Ministero della pubblica istruzione definiscono tempi e modalità […]per il superamento della ripartizione tra posti riservati alla mobilità da fuori provincia e quelli riservati alle immissioni in ruolo, in modo che queste ultime siano effettuate sui posti residui che rimangono vacanti e disponibili dopo il completamento delle operazioni relative alla mobilità professionale e territoriale in ciascun anno scolastico”.

Ai sensi di quanto statuito da Tar e Consiglio di Stato, pertanto, il Ministero dovrà rivedere le percentuali previste per la mobilità interprovinciale, assegnando (quantomeno ai ricorrenti) i posti disponibili in organico di diritto prioritariamente a chi richiede il trasferimento interprovinciale, e solo in via residuale alle immissioni in ruolo.

Innumerevoli sono ormai i ricorsi con esito favorevole che si sono susseguiti dopo il piano assunzionale Renzi (Buona scuola) che denunciano la condizione di precarietà esistenziale che interessa i docenti che la L.107/’15 ha letteralmente spedito al Nord, grazie a dubbie e forzate operazioni ed algoritmi

 Fino ad oggi non si è concretizzata nessuna possibilità di rientro per chi da anni vive questa condizione e la causa sta tutta nell’assenza di volontà da parte di qualsivoglia forza politica che si è avvicendata al governo, di porre rimedio alla situazione di esilio involontario subita da molti docenti del sud dell’Italia.

Si ricorda che la giustizia amministrativa e quella ordinaria hanno più volte dato regione ai docenti fuori sede, riconoscendo il torto subito sia  in sede di trasferimento nel 2016  che successivamente, quando nel CCNI  sulla mobilità sono state inscritte  percentuali che contravvengono al TU del 2001, nel quale è specificato che la mobilità precede sempre le assunzioni

Redazione