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Non può definirsi altrimenti l’abolizione del comma 1 dell’articolo 81 del Decreto Rilancio, proposta da due deputati del Movimento 5 Stelle, Donno e Faro. Con la proroga della validità del DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) oltre il 15 giugno si consuma uno strappo grave e pericoloso nei confronti del sistema regolatorio, oltre che aprire le porte ai
soliti furbetti. È un regalo alle imprese scorrette e ai caporali, consumato alle spalle dei tanti lavoratori e imprese edili onesti. Il comma 1 dell’articolo 81 del Decreto Rilancio, chiesto dalle parti sociali dell’edilizia al Governo, era oggetto di un’intesa raggiunta ad aprile con i ministri del Lavoro, Catalfo, e delle Infrastrutture, De Micheli. Un provvedimento, emanato in piena emergenza sanitaria, che regolamentava e arginava i meccanismi
evasivi ed elusivi del settore edile. Un “colpo di spugna”, o una “marchetta” come la si potrebbe definire in Campania, che penalizza oltre misura le aziende serie e oneste e i tanti lavoratori edili dipendenti delle stesse. Una scelta scellerata che va in direzione opposta alle esigenze del settore. Maggiore regolarità significa maggiori versamenti all’INPS, all’INAIL, alle Casse Edili, significa maggiori risorse per far fronte alle emergenze del paese e alle economie dei lavoratori. Maggiore regolarità è sinonimo di un paese civile e democratico dove chi rispetta le regole non è penalizzato nei confronti dei furbetti. L’abolizione del comma 1 dell’articolo 81 del Decreto Rilancio, è un colpo al sistema certificatorio dello stato e della Bilateralità di settore (Cassa Edile), un sistema che negli anni ha contribuito proprio alla
emersione del lavoro nero e grigio. Ma forse è proprio quello che si vuole colpire: la lotta al Lavoro Nero. Le conseguenze sono gravi e pericolose, un’impresa edile, infatti, con tale proroga, risulta regolare e può lavorare fino a fine anno senza pagare i contributi Inps, Inail e gli accantonamenti in Cassa edile (ferie, permessi, ratei di tredicesima). Può addirittura tenere i lavoratori in nero, ma partecipare ad appalti pubblici e beneficiare di incentivi. Un’azienda che nasce oggi, potrebbe addirittura lavorare senza aver mai pagato un contributo e risultare regolare, al pari di chi invece fa impresa seriamente pagando i lavoratori e rispettando leggi e contratti.
Altro che lotta al lavoro nero, altro che lotta all’illegalità, alle mafie e alla criminalità! Le segreterie regionali di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil della Campania, nel condannare fermamente l’atto consumato in Commissione Bilancio e proposto dai deputati M5S Donno e Faro, sollecitano tutti i Parlamentari Campani a farsi parte attiva nei confronti del Governo affinché la Lotta al Lavoro Nero e a qualsiasi forma di sfruttamento del lavoro possa essere una battaglia di democrazia e civiltà che accomuni tutte le forze politiche, sociali e civili del nostro paese. Le segreterie regionali di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil della Campania chiedono il rafforzamento del DURC con l’inserimento della congruità, affinché qualsiasi forma di elusione ed evasione possa essere combattuta con le giuste armi e gli opportuni provvedimenti. Nessun colpo di spugna sarà consentito! Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil della Campania sono pronti a qualsiasi forma di lotta e mobilitazione per difendere diritti e tutele costruiti con sacrifici e lotte dei lavoratori.

Filca Cisl Campania, Feneal UIL Campania, Fillea CGIL Campania
(M. Sannino, A. Lanzetta, V. Maio)

Redazione