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Il rebus delle nomine nel Consiglio Comunale. C’è chi le vuole far scaturire dall’applicazione dell’art 73, comma 10, del dlgs 267/2000. Ma solo contabilizzando i voti validi del primo turno sia delle liste che dei sindaci. E così facendo, viene fuori il Civico Consesso che tutti conoscono con sette consiglieri per la coalizione del sindaco De Filippo, 14 per quella sconfitta di Razzano. Due a Patto per Maddaloni. E uno a Cinque Stelle. Ma se proviamo a cambiare la chiave di interpretazione sempre della medesima legge (sempre dell’art 73, comma 10, del dlgs 267/2000) succede il terremoto. In tale evenienza, ci sarebbero «morti e feriti» eccellenti: consiglieri con 400 voti sul groppone resterebbero a casa.   Leggiucchiando tra la sentenza del Consiglio di Stato (relativa al caso San Benedetto del Tronto), dando un’occhiata a quello che è successo a Cagliari, e quest’anno, a come è stato attribuito il premio di maggioranza deciso a L’Aquila o alla disputa in corso ad Avezzano, il mondo o meglio il Consiglio Comunale, così come l’abbiamo conosciuti fino ad oggi o solo immaginati, potrebbero cambiare. E profondamente. Senza offendere le sensibilità, già messe duramente alla prova delle opposte tifoserie o quelle dei notisti acrobati dei social con il baffo bianconero, non resta che affidarsi alla cruda emerneutica delle norme e ai numeri. Potranno non piacere, ma si sa: ci vuole pazienza. Se ci affidiamo all’orientamento consolidato del Consiglio di Stato, nasce un nuovo Consiglio Comunale. In questo caso, il premio di maggioranza va attribuito sulla base del quorum calcolato con i “voti validi”, e cioè dei voti validi ottenuti tra il primo e il secondo turno. Prendiamo il caso Maddaloni e facciamo qualche conticino: i “voti validi” sono stati 34.909, ed il conseguente quorum necessario per l’attribuzione del premio di maggioranza è stato di 17.456 voti. Sommando i voti ottenuti al primo turno dalle liste collegate al candidato Peppe Giuseppe Razzano (11.444 voti) e quelli ottenuti dallo stesso candidato al secondo turno (5.920 voti) si ottiene un dato inferiore rispetto a quello previsto dal quorum, e precisamente 17.364 voti. Del pari, il candidato Sindaco Andrea De Filippo non ha raggiunto il quorum richiesto, infatti, i voti validi sono stati 12.789, ottenuti sommando i 6.336 voti del primo turno delle liste collegate e i 6.453 voti del secondo turno. Per farla breve,  non avendo raggiunto, le liste collegate ai candidati sindaci, la quota necessaria per ottenere il premio di maggioranza, esso andrebbe riconosciuto alle liste collegate al proclamato Sindaco Andrea De Filippo, così come sancito dallo stesso art. 73, co.10 del Tuel che recita testualmente: «Qualora un candidato alla carica di sindaco sia proclamato eletto al secondo turno, alla lista o al gruppo di liste ad esso collegate che non abbia già conseguito, ai sensi del comma 8, almeno il 60 per cento dei seggi del consiglio, viene assegnato il 60 per cento dei seggi, sempreché nessuna altra lista o altro gruppo di liste collegate al primo turno abbia già superato nel turno medesimo il 50 per cento dei voti validi».
In soldoni, il premio di maggioranza andrebbe a De Filippo vincitore di ballottaggio.
Immaginando bestemmie, imprecazioni e arrabbiature dei fan, precisiamo che si tratta di un orientamento giurisprudenziale. Crediamo che sarà la magistratura amministrativa a dire la parola finale.
Per stemperare la tensione diamo un occhiata a quello che è successo a L’Aquila. Qui i voti validi sono stati 71.870, ottenuti sommando i 40.641 voti del primo turno ed i 31.229 voti del secondo turno.
Il quorum del 50%, quindi, che, ex art. 73, comma 10, del TUEL, si sarebbe dovuto raggiungere per il riconoscimento del premio di maggioranza alla coalizione di centrosinistra era pari a 35.936. Orbene, sommando i voti ottenuti al primo turno dalle liste collegate al candidato Sindaco del centrosinistra (19.498 voti) e quelli ottenuti dallo stesso candidato al secondo turno (14.249 voti) il totale è stato di 33.747 voti, che non hanno  permesso alle liste collegate di raggiungere il quorum e, quindi, di ottenere il premio di maggioranza che è andato al vincitore del ballottaggio. .
E se questo dovesse accadere a Maddaloni ecco come sarebbe il Consiglio Comunale: a sostegno del sindaco Andrea De Filippo ci sarebbe una maggioranza formata da quattro consiglieri di Forza Italia (Franco Merola, Giuseppe Magliocca, Salvatore Mataluna e Giuseppe Carfora); sei consiglieri di Maddaloni nel Cuore (Francesco Capuozzo, Antonio di Nuzzo, Domenico Siviero, Antonio Ferraro, Giuseppe Iaculo, Caterina Ventrone); due per Rinascita Maddalonese (Teresa Esposito e Modestino Razzano), due per Maddaloni Libera (Stravino Valerio e Nicola d’Errico), uno di Maddaloni Futura (Antonio de Rosa). L’opposizione avrebbe solo tre consiglieri del Pd, uno per Udc, Campania Libera, Calatia Libera, Città delle Idee e uno anche a Patto per Maddaloni. Escluso il Movimento Cinque Stelle.

bocchetti