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a cura di Dario Bocchetti

“Il giornalismo è morto.
Cari amici e colleghi, nun ce pigliammo collera, sapete bene quant’è vero.
Abbamo colpe?
Ovviamente si, responsabilità direttamente proporzionali alle esigenze editoriali moderne che non implicano particolari qualità del giornalista, ma più che altro della velocità di esecuzione di mettere insieme 4 parole che informano su un fatto più o meno accaduto.
C’è un noto proverbio che recita così:
“La gatta per fare presto fece i figli ciechi”.
La gatta sta all’editore come i figli non vedenti agli articoli.
Superata ormai la cosiddetta regola delle 5 W (iniziali di Who, What, Where, When, Why) dello stile giornalistico anglosassone, oggi le W vengono sostituite da “Muoviti, Presto, Veloce, Dobbiamo fare i primi, Arronza”.
E questo è solo uno dei problemi.
I giornali, soprattutto quelli online, sono tutti uguali, copia e incolla di comunicati stampa e di notizie pubblicate dalla testata che ha fatto il lancio.
Che disastro.

  • C’è la spazzatura in via Roma
  • Incidente sulla SS265
  • Arrestato Tizio per spaccio
  • Il Sindaco annuncia “Niente”.
    Tutto questo, poco ha a che fare con il Giornalismo e per questo i nostalgici della carta stampata hanno tutte le ragioni di questo mondo.
    Quando la notizia era elaborata e c’era molto più tempo nel redigere la narrazione, con più serenità e qualità.
    Per non parlare del punto di vista poetico, dell’odore della carta del giornale, dell’attesa della stampa, della soddisfazione della firma.
    C’è chi sopravvive ancora allo specchio della massa, ma la direzione è chiara ed è ben indirizzata verso il decadimento che tradisce l’amore verso la penna.
    E fa rabbia pensarlo, perché ci sono tanti bravi colleghi che hanno tutte le qualità per invertire questa odiosa tendenza.”
Redazione